Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MEZZOGIORNO
Giovanna Roma 9 novembre 1974. Attrice. Tra i suoi film: Del perduto amore (Placido, Nastro d’argento 99 come miglior attrice), L’ultimo bacio (Muccino, 2001), La finestra di fronte (Ozpetek, 2003, David di Donatello e Nastro d’argento miglior attrice), Ilaria Alpi, il più crudele dei giorni, (Vicentini Orgnani, 2003, Nastro d’argento miglior attrice), L’amore ritorna (Sergio Rubini, 2004, Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista), La bestia nel cuore (Cristina Comencini, 2005, Coppa Volpi a Venezia). «Oggi ci sono molte attrici che fanno più copertine con le tette di fuori che film decenti» • Figlia di due attori: la madre è Cecilia Sacchi, il padre Vittorio Mezzogiorno (16 dicembre 1941—7 gennaio 1994). Dopo due anni di apprendistato nel workshop di Peter Brook, a
22 anni debutta a Parigi nel ruolo di Ofelia in Qui est là, una ricerca sull’Amleto diretta da Brook. «Da piccola volevo diventare ballerina, ho studiato danza classica per 17 anni.
Dentro di me non accettavo di fare questo lavoro, mi creava molta sofferenza.
Se non fosse stato Peter Brook a darmi la spinta definitiva, se non mi avesse
detto “Vai!” in quella maniera così categorica, forse oggi non sarei qui» (da un’intervista di Giuseppe Videtti) • «Papà si raccomandava: non ti guardare mai nello specchio» • «Cresciuta nell’ambiente dello spettacolo, Giovanna è arrivata al successo con rapidità impressionante. Il primo riconoscimento lo ha avuto per la sua Ofelia teatrale» (Simonetta Robiony) • «Si dirà: facile per lei. Sabrina Ferilli, cresciuta in provincia col padre comunista
sempre orgogliosamente citato, non ha avuto le sue chances. Il padre di
Giovanna era il grande attore Vittorio Mezzogiorno, sua madre l’attrice Cecilia Sacchi, sua zia Valeria Sacchi, ottima giornalista d’economia, amica dell’intero establishment milanese. Tutto vero, e infatti alla Mezzogiorno resta non
poco di quella convenzionalità delle figlie di grande famiglia» (Maria Latella)
• «Bellezza mozzafiato e spirito di un samurai» (Alberto Dentice) • «A vederla per strada si potrebbe non riconoscerla: corpo minuto da ragazzina, un
giaccone per ripararsi dal vento, un paio di stivali alla moschettiere. Solo
gli occhi, anzi più che gli occhi lo sguardo, intenso, doloroso, perfino lontano, è il suo: inimitabile. Le piace sperimentare. Lavora spesso con registi alla loro
opera prima, accetta per amicizia piccoli film destinati a un’apparizione in sala, e se un progetto la convince, si butta» (Simonetta Robiony)
• «Ho finito il liceo. Bocciata due volte in quarta ginnasio sono passata al
linguistico, facile perché da piccola ero vissuta in Francia. Subito dopo, lo stesso anno che è mancato mio padre, sono andata a Parigi. Non sono estroversa né socievole. Sembro timida ma sono solo chiusa. Non credo nell’artista fuori di testa. L’attore è un atleta. Forte, disciplinato, sano. Io mi sono trovata presto fuori di casa,
all’estero, da sola, ed essere così mi ha aiutato a non essere vulnerabile: capace di difendermi, con gli occhi
anche dietro. Ho imparato da mio padre. Un attore dev’essere scattante nel cervello e nel fisico. Mio padre aveva però la capacità di divertirsi. Io meno”» (da un’intervista di Paolo D’Agostini)
• «Mi considero un temperamento abbastanza stabile: se ho relazioni sono in genere
lunghe, ho le mie fedi, anche politiche, che tengo per me, non ho grilli
speciali per la testa. Insomma sono classica, un po’ borghese» (da un’intervista di Maurizio Porro) • «Sono insofferente a qualsiasi disciplina religiosa» • Ha avuto una lunga relazione con Stefano Accorsi: «Sono stata una volta sola con un attore: esperienza che non ripeterò mai».