Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MENTANA
Enrico Milano 15 gennaio 1955. Giornalista. Ex direttore del Tg5 (1992-2004), adesso
conduttore — sempre sulle reti Mediaset di Matrix e Serie A. «Le tv sono come quei cacciabombardieri che si riforniscono solo in volo e non
possono mai atterrare» • Figlio di Franco Mentana, grande inviato della Gazzetta dello Sport: «Naturalmente io ho sempre pensato di fare il giornalista. Per via di mio padre e
del mio amore, della mia ammirazione per lui. Nel 73, a diciott’anni, entrai alla Gazzetta dello Sport come correttore di bozze. Il primo
articolo che corressi era un articolo di mio padre. Non c’era neanche un errore. Spiavo i giornalisti e desideravo essere come loro. In
realtà, tutti i correttori di bozze guardano i giornalisti dal buco della serratura» (a Giorgio Dell’Arti)
• In Rai dall’80 (redazione Esteri del Tg1), è stato vicedirettore del Tg2 (88-89) • è quasi coetaneo della tv: «Sono nato nel gennaio 55 e ho cominciato a guardarla da bambino. Me la ricordo
con passione. Ne ho mangiata tanta, fin da piccolo. Mi ha sempre affascinato.
Il primo indirizzo che ricordo, oltre al mio di casa, è quello della Rai, “via Arsenale 21, Torino”. Non sapevo che fosse un privilegio avere la televisione. Sapevo che noi l’avevamo. Intorno ai 5 anni i telefilm, come Rin-tin-tin, Avventure in elicottero, Lassie e poi è cominciata l’età dei telegiornali e degli sceneggiati. Ricordo La pisana con Giulio Bosetti e Lidia Alfonsi. Quando morì Gaber, mi venne in mente quando faceva il cowboy nel 61. Guardavo Mezzo dollaro bucato. Mi ricordo anche di Dario Fo, nei Caroselli. E poi Canzonissima, sempre con Fo quando fu bloccato dalla censura, Napoli contro tutti, Peppino De Filippo, Totò. La morte di Kennedy e di Togliatti. Lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Nella diretta vi fu uno scatto di nervi dell’attore Warner Bentivegna che chiedeva: “Siamo qui per fare da riempitivo?”. La Cinquetti che cantava Non ho l’età. E poi il Sanremo di Mike quando si suicidò Luigi Tenco. L’eliminazione clamorosa di Celentano che cantava Il ragazzo della via Gluck. Il Sessantotto mi fa venire in mente la morte di Bob Kennedy, gli Europei di
calcio in Italia con le telecronache di Nicolò Carosio e i carri armati sovietici in pieno agosto a Praga. Ricordo Andrea
Barbato che conduceva l’edizione straordinaria. E sempre in quell’edizione fu mandato a fare il “pastone” sulle reazioni politiche un giovanotto alto, allampanato, che era Nuccio Fava.
All’inizio degli Ottanta venni assunto al Tg1. Dirigevo un giornale giovanile legato
ai socialisti: si chiamava Giovane Sinistra. Un mio amico, Pasquale Guadagnolo,
stava per lasciare il Tg1 per andare ai servizi parlamentari della Rai e così mi propose di entrare in Rai al suo posto. In quel momento era direttore del
telegiornale Emilio Rossi. Andai a Roma, feci il colloquio con Emilio Rossi,
che era stato il fondatore del Tg1. Era il 12 settembre del 79. Quella sera
avevano appena finito il Tg delle 20 e stavano pensando di mettere in onda un’edizione della notte molto più lunga perché poteva arrivare la notizia da Città del Messico del possibile record del mondo di Pietro Mennea, che correva la
finale dei 200 metri. Vedevo dei miti come Massimo Valentini che conduceva il
telegiornale e che morì in redazione, pochi anni dopo. In quel momento Valentini si alternava alla
conduzione del Tg con Emilio Fede. Tre mesi dopo quel colloquio al Tg1 entrai
in Rai come redattore agli Esteri. Ho fatto per otto anni quel mestiere in
quella redazione, dove i miei compagni di banco erano Vincenzo Mollica,
Fabrizio Del Noce, Alberto Michelini e tanti altri. Mimun arrivò tre anni dopo. Quando arrivai al Tg1, con questo nome, esisteva solo da quattro
anni. C’erano state le elezioni del 76, il rapimento Moro e il direttore stesso era
stato gambizzato dalle Brigate rosse (
3 giugno 1977: il direttore del Tg1 era Emilio Rossi — ndr). La concorrenza era, in quegli anni, tra il Tg1, democristiano ed
istituzionale, e il Tg2 laico e di sinistra. La lottizzazione non è un percorso perfetto. Ma Rossi e Fava volevano intelligentemente far fiorire un
po’ di contraddizioni intelligenti all’interno del loro telegiornale. Dopo successe di tutto. Emilio Rossi se ne andò, Franco Colombo durò pochi mesi perché fu travolto dallo scandalo P2 (vedi GELLI Licio). Poi ci fu la reggenza di Emilio Fede che fu il primo a mettermi
in video. Nell’89 andai a fare il direttore del Tg2 di La Volpe. Era la tv di Craxi. Infatti
durai poco più di un anno e fui rimosso e pagai il debito della lottizzazione. Non facevo più niente: avevo 36 anni ed ero senza occupazione. Il Tg5 andò in onda, la prima volta, il 13 gennaio del 92. Io sono andato a Mediaset perché mi fu offerta un’occasione che nessun giornalista avrebbe rifiutato: creare un tg ex novo» (da un’intervista di Alain Elkann)
• Prime parole pronunciate a quel primo Tg5 (ore 13, 7 milioni 382 mila
spettatori, primo sorpasso sul Tg1): «Buongiorno. Quello che vedrete sarà un telegiornale veloce, formalmente molto curato, niente scenografie
lussureggianti ed un logo essenziale giocato su due colori. Informativamente un
tg che si batterà con gli altri senza alcun complesso di inferiorità». Ultime (11 novembre 2004): «Venerdì i vertici dell’azienda mi hanno convocato per comunicarmi la decisione di cambiare direttore […] Niente è per sempre, ma è stato bellissimo avere un rapporto diretto con i telespettatori». Sul suo successore, Carlo Rossella, non ha mai detto una parola. La moglie ha
invece pubblicamente pronunciato il seguente giudizio: «Umanamente non vale niente»
• Momenti memorabili del Tg5 di Mentana: l’intervista al bambino sequestrato Farouk Kassam (rapito il 15 gennaio 1992,
rilasciato il successivo 11 luglio), lo speciale sulla strage di Capaci (23
maggio 1992), il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto alla
vigilia delle politiche del 2004, l’annuncio (di Cesara Buonamici) che il quorum non sarà raggiunto nel referendum sul maggioritario del 99, la sequenza fotografica
relativa alla uccisione di Carlo Giuliani (20 luglio 2001: vedi PLACANICA
Mario)
• «è il più bravo. Nessuno come Mentana ha saputo interpretare il ruolo del conduttore: per
ritmo, per senso della notizia, per autorevolezza […] La coabitazione con Striscia la notizia lo ha indotto inoltre a dare una cadenza e un taglio alle notizie sconosciuti
ad altri tg. Una volta Mentana ha spiegato la sua filosofia: “Sono cresciuto con la tv, appartengo alla generazione dei computer e credo di
aver imparato una certa sintassi della comunicazione, per cui se un avvenimento
è poco importante si danno due righe, se lo è abbastanza si fa un servizio, se è importantissimo si fa un collegamento”. Qualcuno lo ha accusato di furbizia: il dare più spazio alla cronaca che alla politica è stato il modo di affrancarsi dalle pressioni del suo editore, che si chiama
Silvio Berlusconi» (Aldo Grasso)
• «Qualcuno sostiene che lo schema bipolare lo determina lui, nella pratica, con il
celebre faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto, che conclude
la campagna elettorale del 94» (Edmondo Berselli) • Sostiene di aver perso ogni passione politica e di non andare a votare da molti
anni • Quando Bonolis, stanco della guerra che gli faceva la redazione sportiva di
Mediaset, ha rinunciato alla conduzione di Serie A, il programma sportivo che la domenica pomeriggio mostra per primo i gol di
giornata, è stato chiamato a sostituirlo. Senza apprezzabili cambiamenti in termini di
ascolto, neanche nel confronto con Novantesimo minuto (che fino al campionato 2004-2005 faceva la stessa cosa in Rai) • Ha inaugurato un talk-show (Matrix) che si confronta con il Porta a porta di Bruno Vespa. Molte difficoltà all’inizio (in termini di share), lento recupero nel corso della stagione. Tra gli
autori del programma ha chiamato Davide Parenti, che ha travasato, nei servizi
a corredo di Matrix, lo stile giornalistico delle Iene: provocazioni, telecamere nascoste, ecc • Detto “Chicco” (da Enrico) o “Mitraglietta” (per la velocità con cui parla) • Nel febbraio 2002 ha sposato Michela Rocco di Torrepadula (Miss Italia 87, ex
di Chicco Testa), da cui ha avuto un figlio, Giulio (nato nel 2004). Al
matrimonio non ha invitato né Emilio Fede né Maurizio Costanzo né Piersilvio Berlusconi • Ha altri due figli: Stefano, nato dalla relazione con Fulvia Di Giulio (1988), e
Alice, nata da quella con Letizia Lorenzini Delmilani (1994).