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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MENOTTI

Gian Carlo Cadegliano (Varese) 7 luglio 1911. Compositore. Inventore del Festival dei due Mondi di Spoleto. «Scrivere musica è una tortura. Sa che cosa disse Stravinsky quando gli chiesero che cosa è l’ispirazione? è come il bambino che per fare la cacca deve sedersi sul pitale ogni mattina alla
stessa ora. Al posto del pitale io mi siedo al pianoforte».



VITA A quattro anni, spinto dalla madre, prende a comporre canzoni. A undici scrive
parole e musica de La morte di Pierrot. A dodici anni viene mandato al Conservatorio Verdi di Milano. Qui trova Nino
Rota • «Rota aveva respirato musica fra le pareti di casa: sua madre era la pianista
Ernesta Rinaldi, suo nonno, Giovanni Rinaldi, fu uno dei più noti strumentisti e autori musicali del secondo Ottocento. Nino e Giancarlo,
entrambi allievi del Conservatorio musicale di Milano, erano considerati i due
ragazzi prodigio della scuola. Le loro madri erano amiche, e naturalmente
parlavano spesso del futuro dei figli. “Il mio Nino sarà il nuovo Beethoven, e il suo Giancarlo il nuovo Mascagni”. Con questa orgogliosa profezia, superba per Nino e meno impegnativa per
Giancarlo, si guastarono i rapporti fra le due signore. La madre di Rota non
era andata troppo lontano: il figlio, col
Cappello di paglia di Firenze fu paragonato dalla critica a Rossini, se non a Beethoven, per stile e
atmosfere. A Giancarlo Menotti, con La Santa di Bleeker Street, si riconosceva una parentela col verismo di Mascagni» (Gaetano Afeltra) • A 16 anni gli muore il padre • «Fu per consiglio di Arturo Toscanini che mia madre, disperata per quest’enfant prodige che non combinava nulla, mi spedì coraggiosamente negli Stati Uniti. Fuori da Milano!, le ingiunse Toscanini. Lo
lasci solo! Lo butti in America! Gli faccia studiare la musica sul serio! E
lei, che era musicista e donna temeraria, mi iscrisse al Curtis Institute of
Music di Philadelphia» • «Il Curtis Institute era una scuola straordinaria fondata con i soldi di una
vedova miliardaria. Era gratis e non dava diplomi perché “un artista non ha bisogno di diplomi”» • Completa gli studi musicali con Rosario Scalero • «A 23 anni sono andato per un anno a Vienna. Avrei potuto conoscere Berg, Freud,
Kokoschka. Ma ero giovane, non me ne fregava niente, volevo far l’amore, divertirmi, comporre» • Nel 37 scrive Amelia al ballo, al cui successo deve l’incarico di comporre un’opera per la National Broadcasting Company, che la eseguirà alla radio. Nasce così Il vecchio e il ladro. Primo balletto (Sebastian) nel 44, primo concerto per pianoforte nel 45, dopo di che torna all’opera con La medium • «La medium fu un trionfo. All’inizio anzi un disastro. Poi venne a teatro Toscanini, due volte. Ne parlarono i
giornali. Tutto esaurito. Una notte Toscanini mi telefonò. Mi disse: “Senta Menotti, è un segreto, io ho un’amica. Le dispiacerebbe finire l’opera col numero della mia ragazza?”. Io gli feci questo favore. Toscanini venne ancora. Quando il soprano cantò il numero del telefono, si sentì una ragazza urlare: “It’s my number!”» • Nel 51 scrive la sua opera più famosa, Amahal and the Night Visitors, composta in occasione del Natale per la Nbc-Tv. Nel 2001, a cinquant’anni di distanza, era ancora rappresentata in decine di teatri in tutto il mondo
(Sabelli Fioretti: «è il compositore italiano più famoso, osannato e rappresentato all’estero») • Nel 54 Il console vince il primo premio del New York Drama Critics Circle come migliore opera dell’anno • «Luigi Nono disse che Il console era un prodotto dell’imperialismo americano. Ci fu una raccolta di firme contro di me. Primo
firmatario Claudio Abbado. Il console, dicevano, era anticomunista» • «In Italia non hanno mai capito veramente la mia musica, ho sempre scontato la
colpa di non aver militato nell’avanguardia, di amare la melodia, di essere rimasto fedele al linguaggio tonale» • Sempre nel 1954 scrive The Saint of Bleeker Street • «Il silenzio è musica. Beethoven ha silenzi drammaticissimi. Il silenzio in Italia è il privilegio dei miliardari. Quando stavo scrivendo La Santa di Bleeker Street, vivevo con Thomas Schippers, il mio amico direttore d’orchestra. Lui doveva studiare, io scrivere. Prendemmo una villa nel silenzio di
Anacapri lontana da tutti i rumori. Quando ci svegliammo, i contadini stavano
raccogliendo le olive e avevano attaccato le radioline ai rami. “Volare, oh oh”. Un inferno! Comprai il loro silenzio. Un bel po’ di soldi» (Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno ha in realtà vinto il Festival di Sanremo del 1958 - ndr) • Nel 1958 fonda il Festival di Spoleto, battezzandolo Festival dei due Mondi,
nome che allude alla volontà di unire - attraverso la musica, il teatro, la pittura - l’Europa e l’America • «Forse, se non mi fossi impicciato qui a Spoleto, avrei fatto l’infermiere» • Impossibile dar conto della quantità di eventi culturali che il Festival di Spoleto ha prodotto: allinearne le
locandine significa scrivere la storia della cultura italiana del dopoguerra.
Disordinatamente: indimenticabili scene e costumi di Lila De Nobili per la Bohème del primo anno, lancio di Antonio Gades nel 1962, clamorosi incidenti nel 1964
per il recital Bella ciao (vedi MARINI Giovanna), la consacrazione di Scaparro con la Venexiana (1965), gli Estri di Miloss nel 68, nel 69 l’Orlando furioso di Ronconi e poi il debutto della Moffo come Dorina nel Don Pasquale, l’arrivo di Rafael Amargo, il Boris Godunov di Conlon (1971), ancora Lila De Nobili con la sua ultima scenografia (una Manon Lescaut di Visconti per la quale volle come paga un chilo di caffè), i film di Winspeare, le invenzioni sui classici greci di Marisa Fabbri, Tomas
Milian portato da Jean Cocteau, uno strano regista che mette in scena Kataev e
andrà poi a fare programmi tv (Arnaldo Bagnasco nel 1972), più di recente Mariangela Melato che fa Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams ecc. • «Il Festival era scandaloso: le principesse e le ricche petroliere americane si
mettevano l’abito da sera nelle aiuole, le ballerine nere si esibivano a seno nudo al Teatro
Romano, Ezra Pound faceva scalpore con le sue poesie» (Rita Sala) • Alberto Arbasino «che girava per Spoleto su una decappotabile» (Stefano Malatesta): «Per un remoto Spoleto, Luciano (Berio, ndr) m’aveva chiesto una mano per mettere in scena un Laborintus: spiegandomi che lo concepiva come uno sgombero di robe e maniere precedenti.
Con Gae Aulenti e Massimo Bogianckino progettammo così una scena piena di vecchi bagagli, tipo Giardino dei ciliegi, da portar fuori uno ad uno, con fatica, finché alla fine sarebbe rimasto soltanto un bellissimo spazio vuoto, bene illuminato
e “in attesa”. Ma nel frattempo scoppiò il Sessantotto. E Luciano voleva tenerne conto nella messinscena. Si pranzò tutti in Campo dei Fiori. “Luciano, ma tu l’hai composto molto prima”. “Già, ma intanto è accaduto”. Così, no problem, inscenò lui una mini-contestazione sul palco del Caio Melisso»
• «Chiesi a Beckett di scrivere un testo per Spoleto, mi propose la storia di un
respiro a sipario chiuso, che s’intensifica in un crescendo sempre più affannoso, mentre s’alza il sipario. Poi si accendono di colpo le luci, illuminando un enorme cumulo
di merda al centro della scena. Fine della pièce. Gli dissi grazie, idea geniale. E naturalmente non mi feci più sentire» • «Ho cenato con Thomas Mann, ho fatto una crociera con Greta Garbo. Sono sempre
stato restio a frequentare artisti famosi: temevo di deluderli. L’unico con cui mantenni dei rapporti è stato Cocteau. Era gentile e disponibile. Conobbi anche Laurence Olivier. Non
mi parve molto intelligente. Aveva una voce sgradevole e stridula. Ma aveva una
bella e simpatica moglie, Vivien Leigh. Con Jean Genet andò peggio: voleva che parlassi con Agnelli perché facesse revocare la squalifica a un suo amico che aveva vinto il Gran Premio di
Monza»
• «Ho lavorato tanto e ho tanto buttato il mio tempo. A un certo punto della mia
vita mi sono dedicato con tutto me stesso al Festival di Spoleto, alla scoperta
di nuovi talenti, tralasciando completamente la mia musica. Adesso mi pento.
Dio mi ha creato perché scrivessi, mi ha fornito di talento perché mi dedicassi allo studio, invece io gli ho sottratto tempo prezioso. L’arte è un’amante gelosissima, ti vuole completamente, non ammette compromessi. Se la
tradisci, è pronta a girarti le spalle»
• Il Festival di Spoleto è davvero diventato dei due Mondi nel 1977, con l’inaugurazione a Charleston del suo gemello d’oltre Atlantico • Il Festival di Spoleto è oggi presieduto e diretto da Francis Menotti, figlio di Giancarlo (presidente e
direttore artistico) • Apparizione di Giancarlo Menotti il 7 luglio 2006, per i 95 anni, al Caio
Melisso: in carrozzella, vestito di blu, spinto da una dama. Il Rossini String
Quartet stava suonando Schumann. Quando è finito, ha detto al pubblico: «Vi voglio bene».


FRASI «Il compositore non crea niente, trova qualcosa che già esiste. Ricorda».



COMMENTI «Uno dei rarissimi esemplari di esseri umani a cui chiunque al mondo perdonerebbe
tutto, tanto è ammaliante, bello e spiritoso» (Leonetta Bentivoglio).



VIZI «Vorrei che una bella voce mi registrasse su cd i I Vicerè di De Roberto» • «Sono superstizioso. Quando mi alzo sto attento a mettere il piede nella
pantofola giusta. Mi rado in fretta perché se suona il telefono mentre mi faccio la barba è un brutto segno. E non fischietto mai sul palscoscenico. Ci sono superstizioni
peggiori. Il violinista Zimbalist ha portato per tutta la vita il frac del suo
primo concerto. Allungato, aggiustato, rammendato. Rodinsky dirigeva l’orchestra sempre con un revolver in tasca, carico» • «Beve latte e mangia frutta come Ulisse e i suoi compagni sull’isola di Polifemo» (Rita Sala).