Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MENICHELLI

Franco Roma 3 agosto 1941. Ex ginnasta. Oro al corpo libero, argento agli anelli,
bronzo alle parallele alle Olimpiadi di Tokyo (64). Bronzo nel corpo libero e
nel concorso a squadre alle Olimpiadi di Roma (60) • «Tra le cose per le quali non è fiero di essere ricordato, ci sono anche i pantaloni corti. “Ma la ginnastica dev’essere libertà. Non avevo mai sopportato quelli lunghi, con il cavallo basso e poi sempre a
tirarsi su le bretelle”. La sua carriera di rivoluzionario della ginnastica comincia nel 52, al
Trionfale, il quartiere di Roma dov’è nato, e la ginnastica è solo un’alternativa alle partitelle di calcio in mezzo alla strada, con il fratello
Giampaolo che poi finirà in Nazionale come ala sinistra. Nel 58, a 17 anni non ancora compiuti, è già in azzurro. “Venivamo da un periodo difficile. Dopo i Neri e i Guglielmetti non c’era stato ricambio. All’estero la ginnastica era uno sport organizzato, da noi ancora uno sport da
circolo. Eravamo chiusi, esclusi dal pensiero d’avanguardia del resto del mondo”. A portarlo in Italia è lo svizzero Gunthard, chiamato a fare il ct federale, che cresce un gruppo di
ragazzi, i marchigiani (come i fratelli Carminucci) e i romani. “Ci insegnò come si costruisce un esercizio, a rispettare il codice internazionale. E poi a
razionalizzare l’allenamento, i volumi di lavoro. Noi eravamo ancora fermi all ‘andiamo in palestra e vediamo che facciamo’...”. La squadra si costruisce una sua credibilità internazionale e viene il 60, già tempo di Olimpiadi. “Eravamo convinti di avere raggiunto il livello degli altri, ma le medaglie
comunque furono inaspettate. Contrariamente ad altre situazioni, la giuria non
ci regalò mai nulla, anche perché il pubblico delle terme di Caracalla era tutto straniero. Mio padre mi diceva: ‘Stavo solo tra i tedeschi’. Non sbagliammo un esercizio e alla fine ci ritrovammo terzi”. Bella prova di freddezza, per una squadra di ventenni. Poi gli individuali, il
corpo libero, la sua specialità. “Feci un esercizio buono, che non aveva ancora l’originalità. Forse i miei salti erano con un’elevazione maggiore, ma davvero non avevo qualcosa in più. Lo aveva Giovanni Carminucci alle parallele, ma perse l’oro per 20 centesimi. Davvero le giurie non vollero aiutarci”. La rivoluzione non è ancora arrivata. “A Roma ce l’avevo ancora dentro. Ma il mio pensiero si vede finalmente a Tokyo nel 64”. E lì appare un ginnasta che non si è mai visto prima. “Era la mia idea di trasformazione tecnica, estetica, interpretativa. Cercavo di
uscire dai canoni, e non per i pantaloni corti, ma per la composizione degli
esercizi”. Lancia un messaggio che rimane negli anni e che a lungo sarà copiato. “I principi erano: non stare mai fermo, toccare il suolo il meno possibile,
essere sempre in volo, trasmettere leggerezza, esprimere libertà”» (Corrado Sannucci).