Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MELATO
Mariangela Milano 19 settembre 1941. Attrice. Tra i suoi film: La classe operaia va in paradiso (Petri, 71), Mimì metallurgico ferito nell’onore (Wertmüller, 72), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (Wertmüller, 74). Attivissima in teatro (dalla tragedia di Euripide ai musical di
Garinei e Giovannini, da Pirandello a Fo, dalla Parigi di Feydeau alla Milano di Bertolazzi) • «Fellini la descriveva come una via di mezzo tra una divinità egizia e un extraterrestre. Sembra arrivare da un altro pianeta: bella da
togliere il fiato, con quello sguardo che sembra, ogni volta, sfidare il mondo» (Monica Perosino) • Madre sartina, padre vigile urbano, nata in via Montebello (Brera), è stata commessa e vetrinista della Rinascente, studentessa di Belle arti,
trovarobe, suggeritrice, aspirante cabarettista fino al grande successo: «Da giovanissima feci un provino con Luchino Visconti, per una piccola parte
nella Monaca di Monza. Dal fondo della sala, dopo un attimo di silenzio, sentii la sua voce che mi
diceva: pari una rana, ma che coglioni che hai! Sei disposta a tagliarti i
capelli? Io risposi al volo: anche i piedi, signor conte!» • «Non è possibile paragonare il cinema con tutto quello che mi offre il teatro, dove ho
recitato la parte di una bambina di sei anni, in Quel che sapeva Masie, ma anche quella di una donna di 337 anni, dotata di eternità, nel Caso Macropulos. Come faccio a confrontare questi ruoli pazzeschi con quelli di qualche pallida
zia o di qualche madre incolore che mi offre oggi il cinema italiano?» • «Mi piacciono la pittura, i musei, i paesini italiani, la New York del
teatro-cinema-ballo, la casa di piazza Navona, la sana solitudine, i pochi
amici, l’intelligenza delle persone, un’indicibile immagine privata di dolore che porto sempre con me, l’ordine meticoloso nel camerino» (da un’intervista di Rodolfo Di Giammarco) • Ordine meticoloso in camerino • «Sento tutto, mi accorgo di tutto. Anche i brusii in ultima fila. Ho un udito
pazzesco. La mia sarta mi dice sempre che io sono quella che sente l’erba crescere. Il peggio che può capitare a un’attrice è un telefonino che squilla in sala. Ma anche il silenzio può essere tremendo. Ci sono due tipi di silenzi. Quello partecipe, che è meraviglioso, e quello assente: terribile. Io li distinguo benissimo. C’era un signore in prima fila che a un certo punto ha guardato l’orologio. Volevo sbranarlo. Da quel momento ho recitato solo per lui: ogni urlo,
ogni sfuriata, ogni sussurro era per lui»
• «Zitella sicuro, felice non saprei; una giornata interamente felice non esiste,
esistono piccoli momenti di gioia che ho imparato a ritagliarmi. Certo mi sono
abituata alla solitudine sentimentale, all’indipendenza, a vivere senza uomini. è come se gli uomini fossero spariti: cercano donne molto diverse da me, donne
deboli, donne geishe e condiscendenti. Ma io non ho mai fatto Come tu mi vuoi: non l’ho fatto a teatro, figuriamoci nella vita» • Tra i suoi compagni, Renzo Arbore: «Il mio sogno sarebbe riuscire a buttare via tutto il superfluo, avere solo due
vestiti, avere una casa spoglia, con dentro quasi niente. Da Renzo Arbore, con
tutti quei soprammobili, quell’horror vacui, mi mettevo le mani nei capelli» • Ha vinto il David di Donatello come miglior attrice protagonista per La poliziotta (75), Caro Michele (77), Il gatto (78), Aiutami a sognare (81), il Nastro d’argento per La classe operaia va in paradiso (72), Mimì metallurgico ferito nell’onore (73), Caro Michele (77), Dimenticare Venezia (79), Aiutami a sognare (81) • «M’è piaciuto un mestiere dove piango, rido, m’angoscio ma comunque fingo».