Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MAY Fiona Slough (Gran Bretagna), 12 dicembre 1969. Ex saltatrice in lungo. Due volte campionessa del mondo (95, 2001, argento nel 99, bronzo nel 97)
MAY Fiona Slough (Gran Bretagna), 12 dicembre 1969. Ex saltatrice in lungo. Due volte campionessa del mondo (95, 2001, argento nel 99, bronzo nel 97). Medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atlanta (96) e Sydney (2000). Primatista italiana (7,11) • Genitori giamaicani, ha il passaporto italiano dal giugno 94, in seguito al matrimonio con l’astista Gianni Iapichino (12 maggio 93) • «Se come leader è stata alla fine una figura incompiuta, come traghettatrice verso la modernità ha adempiuto pienamente al suo compito. Con Fiona May l’Italia aveva per la prima volta un atleta di colore, uomo o donna che fosse, a guidarla: la storia di Fiona in questo senso è limpida, essendo diventata italiana per amore dell’astista Iapichino, e per questa nuova patria avendo gioito (per lo più) senza remore o rimpianti, portando il peso di eterna salvatrice dell’atletica italiana. è stata Fiona ad aprire la strada. Dopo di lei sono stati possibili la Martinez, Andrew Howe, il giovane Kaba Fantoni. Dopo di lei è venuto anche Carlton Myers come portabandiera olimpico a Sydney 2000, raccogliendo un simbolo che Fiona avrebbe meglio rappresentato. Il processo naturalmente è stato reciproco: se Fiona ha traslocato le proprie passioni in Toscana, il resto dell’Italia è rimasto affascinato dai suoi salti, percependo anche la sua dedizione alle sorti del tricolore che faceva innalzare sui pennoni a ogni manifestazione. L’impatto di Fiona sugli italiani è stato tale che lei stessa ha immaginato che il suo personaggio potesse funzionare anche altrove. Fiona annunciò che avrebbe fatto l’indossatrice (e lo fece anche in qualche sfilata), una volta confessò che le sarebbe piaciuto presentare il Festival di Sanremo. Considerando certe comprimarie su quel palco, non avrebbe certo sfigurato. E poi tanta pubblicità, quanta altri non hanno mai fatto, a conferma di quanto avesse scavato nel cuore degli italiani» (Corrado Sannucci).