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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MATERAZZI

Marco Lecce 19 agosto 1973. Calciatore. Dell’Inter e della Nazionale. Campione del mondo in Germania nel 2006. Subentrato a
Nesta (infortunato) nell’incontro con la Repubblica Ceca, è stato uno dei protagonisti del torneo. Capocannoniere della squadra con Toni,
autore di due gol di testa su calcio d’angolo: quello che ha sbloccato il risultato contro la Repubblica Ceca (22
giugno 2006, 2-0) e quello del pareggio nella finalissima con la Francia (9
luglio 2006, 1-1 dopo i supplementari, 6-4 dopo i rigori)
• In questa partita fu lui, nel primo tempo, a commettere l’intervento su Malouda sanzionato dall’arbitro con un rigore realizzato a cucchiaio da Zidane (il pallone battè sotto la traversa e oltrepassò la riga per poco. Zidane, per giustificare quel rischio: «Temevo che Buffon si ricordasse di come tiro i rigori e che me lo parasse», frase abbastanza singolare dato che i due nella Juve non hanno mai giocato
insieme). All’inizio dei supplementari provocò poi Zidane, insultandone la sorella Lila, e venne steso dal francese con una
testata al petto. Nessuno aveva visto niente, ma il quarto uomo fu informato
dalla cabina di regia di quel che era successo e — mentre le immagini della testata venivano mostrate in replay a un miliardo e
mezzo di persone sparse in tutto il pianeta — andò a riferire all’arbitro, che espulse il francese. L’episodio è intanto notevole perché per la prima volta — almeno a quel livello — si fece intervenire durante la partita il cosiddetto quinto uomo, ossia la
tecnologia (televisori, replay, auricolari) per aiutare arbitro e guardalinee,
circostanza negata da Blatter e che indusse un avvocato francese a chiedere l’annullamento della partita e la ripetizione della finale. Ma l’espulsione di Zidane provocò poi un lungo strascico con rischio di gravi ricadute politiche: in tutto il
mondo si tentò di leggere il labiale di Materazzi per capire quello che aveva veramente detto.
Bambini sordomuti brasiliani sostennero che aveva dato a Zidane del terrorista,
altri dissero che aveva insultato l’Islam, e insomma c’era il rischio che si innescasse una reazione politica simile a quella provocata
pochi mesi prima dalle vignette irridenti Maometto (vedi CALDEROLI Roberto, il
quale anche stavolta se ne uscì con una frase razzista: «La Francia ha immolato per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti»). Zidane stesso pose fine alle polemiche facendosi intervistare dalla rete Tf1
e dicendo che Materazzi non aveva pronunciato frasi razziste né antislamiche ma che aveva insultato le sue donne. Poi aggiunse: «La frase di Calderoli è peggio della mia testata». La testata divenne poi un cult dei siti internet - trasmessa e ritrasmessa
milioni di volte - ispirò rap, slogan e persino un marchio con i due protagonisti in silhouette
• Materazzi segnò poi tranquillamente il suo rigore contro Barthez • «Eroe della finale di Berlino - un rigore provocato, un gol di testa, un
quasi-gol, un quasi-autogol, Zidane espulso, un rigore segnato -, come Fabio
Grosso. Cui lo lega un comune destino: entrambi sono stati sottratti alla serie
C e consegnati alla Nazionale da Luciano Gaucci. Il latitante - a Santo Domingo
- del calcio italiano è il vero demiurgo dei campioni del mondo. “Io gli devo moltissimo. Sono molto riconoscente a lui e alla sua famiglia” ha detto in passato Materazzi. “Gaucci mi ha portato a Perugia, ha creduto in me, mi ha fatto esordire in A”. La trafila era stata lunga. Il padre Giuseppe, allenatore, lo voleva lontano
dal calcio e lo iniziò al basket. Pur di disobbedire, lui a sei anni faceva il guardalinee. Nato a
Lecce, formato in Sicilia: Messina, Marsala, Trapani. “A Trapani guadagnavo 25 milioni l’anno. Il mister Arcoleo mi teneva sul campo fino a notte, alla luce di una
lampada da 60 watt, e mi faceva tirare, tirare, tirare. Ancora sei mesi e sarai
pronto, mi diceva”. Sei mesi dopo Novellino lo chiamò a Perugia. Ma poi arrivò Galeone. “Mi disse subito: tra me e tuo padre non corre buon sangue. Poi mi fece vendere
al Carpi”. Quindi un anno da emigrante, all’Everton, l’altra squadra di Liverpool. Ancora Perugia, e finalmente l’Inter, cui è affezionato tanto da calzare una scarpa nera e una azzurra. Gli ultimi scontri
con Shevchenko e Ibrahimovic non sono stati casuali: vecchie questioni, entrate
fatte e subite, allo svedese anche un colpo alla bocca dello stomaco che lo
fece vomitare in campo. Una volta che i milanisti cominciarono a provocarlo
mentre prima della gara saggiava il campo, Materazzi andò in giacca e cravatta sotto la fossa di San Siro, passo lento, fronte alta, aria
di sfida. Gli interisti impazzirono. “Ogni volta prometto a mia moglie di calmarmi. La amo da dieci anni e non l’ho mai tradita. Prima di conoscerla mi è accaduto di ubriacarmi, di schiantarmi in macchina. Adesso vado a dormire alle
10 e mezza. Se faccio ancora il matto in campo, Daniela mi manda fuori di casa» (Aldo Cazzullo)
• Espulso nel match con l’Australia (26 giugno 2006, 1-0), saltò per questo la partita dei quarti con l’Ucraina (30 giugno 2006, 3-0) • Nel 2004 beccò due mesi di squalifica per aver preso a pugni negli spogliatoi il giocatore del
Siena Bruno Cirillo • «Porto il nome di mia moglie, Daniela, tatuato sul cuore a caratteri gotici, e
quello dei miei figli Davide e Giammarco sulle braccia, insieme con la mia data
di nascita. La mia terza figlia, di 10 mesi, l’ho chiamata Anna, come mia madre. è morta quando avevo 15 anni» • Il tatuaggio più grande è sul petto: un indiano dallo sguardo arrabbiato.