Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MATARRESE
Antonio Andria (Bari) 4 luglio 1940. Politico. Ex deputato. Dc (76-94). Ex presidente del Bari (77-83). Ex
presidente della Figc (87-96). Nell’agosto 2006 è stato eletto presidente della Lega calcio (carica già ricoperta dall’82 all’87), al posto di Adriano Galliani, dimessosi dopo lo scandalo Moggi • «Atterra nel mondo del calcio nel 77, quando la potente famiglia (cantieri, case,
strade, stadi), dove non manca nemmeno un vescovo, lo designa alla guida del
Bari. Un anno prima, era diventato onorevole con la Dc (61 mila preferenze), un
assenteista di successo, rieletto fino al 94, quando non si ricandida. Da
sempre Tonino (per tutti) Matarrese si è ritagliato il ruolo di nemico di Carraro. Nell’87, da capo della Lega, diceva dell’allora presidente del Coni (e commissario Figc): “Fra noi ogni tanto si crea qualche incomprensione da stress, ma poi troviamo
sempre un’intesa”. Il fatto è che Matarrese considera Carraro la fonte di tutti i suoi guai, da quando nel
96, attraverso il Coni (asse Pescante-Pagnozzi), non venne ricandidato alla guida della Figc, dopo la disastrosa spedizione europea. La
poltrona andò perduta il 24 giugno, a Capitone, nella tenuta di Giulivi, quando venne
silurato per dare strada a Nizzola dopo cento giorni di commissariamento. Più che il primo (unico) sciopero dei calciatori (17 marzo 96), Matarrese pagò l’errore commesso dopo la rielezione del 92, quando da dirigente dinamico,
decisionista, scapigliato e propenso alla gaffe (clamorosa quella in Spagna 82,
quando insultò gli azzurri e Bearzot, prima che cominciassero a vincere), ma abile e gran
lavoratore, si trasformò nel presidente del “club Italia”, plagiato dal mito di Sacchi, ingaggiato con un contratto aureo. Matarrese
aveva lavorato con passione anche da presidente di Lega: eletto il 10 marzo 82
(26 voti su 34), aveva avviato una profonda rifondazione della Confindustria
del pallone, aumentando il peso politico dell’ente e i proventi per i club. La sua elezione alla guida della Figc (1 novembre
87, con 5.544 voti su 5.872) era sembrata l’evoluzione naturale della parabola di Matarrese, capace persino di portare a
Bari la finale per il terzo posto di Italia 90 e quella di coppa dei Campioni
91, l’anno in cui Petrucci lo lasciò (era il potentissimo segretario della Figc) per diventare vicepresidente
esecutivo della Roma di Ciarrapico. In quel periodo felice (nel 92 era
diventato vice-presidente dell’Uefa e nel 94 della Fifa), gli unici dolori venivano dalla Nazionale: aveva
sognato di vedere Bergomi sollevare la coppa del Mondo e invece tutto andò in frantumi per colpa dei rigori contro l’Argentina. Non perdonò mai Vicini per quel terzo posto e appena il ct mancò la qualificazione all’Europeo 92, lo mandò a casa, puntando su Sacchi. Voleva tornare dall’America con la coppa e per questo rinunciò a guidare il Coni nel 93 (fu eletto Pescante). Ma i rigori lo beffarono un’altra volta e il ritorno dagli Usa segnò l’inizio della fine» (Fabio Monti).