Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MASTELLA

Clemente Ceppaloni (Benevento) 5 febbraio 1947. Politico. Senatore. Dell’Udeur. Ministro della Giustizia nel Prodi II • Laureato in Filosofia («primo in una famiglia di analfabeti»), ha lavorato in Rai come giornalista. Deputato dal 76 al 94 per la Dc, eletto
nel 94 e nel 96 per il Ccd, partito che contribuisce a fondare e che lascia nel
98. Segretario dell’Udeur, è stato sottosegretario alla Difesa nei governi Andreotti VI e VII, ministro del
Lavoro nel Berlusconi I. Nel 2001 è stato eletto deputato con la Margherita • «Incarnazione del centro del centro del centrosinistra, che però, all’occorrenza, potrebbe trasformarsi nel centro del centro del centrodestra» (Antonio Padellaro) • «Democristiani si nasce, non si diventa (e Clemente, immodestamente, lo nacque)» (Sebastiano Messina) • In principio è stato il capo dell’ufficio stampa della Democrazia cristiana, guidata da Ciriaco De Mita:
cordialone con i cronisti ossequiosi e arrogante con gli altri, era
soprannominato “La voce del padrone”. Ha fatto per qualche tempo il sottosegretario alla Difesa negli ultimi governi
presieduti da Giulio Andreotti ma non ha lasciato tracce significative. E alla
fine del 93, quando ha tentato di fare il segretario della Dc proponendosi come
il simbolo del rinnovamento, è sprofondato nel ridicolo: “Più che il nuovo che avanza, Mastella è l’avanzo del vecchio”, sghignazzò un suo collega di partito, il grossetano Hubert Corsi. Con Berlusconi premier è assurto alla carica di ministro del Lavoro (
nel governo del 94 - ndr) ma non ha procurato nemmeno uno di quel milione di posti di lavoro promessi
dal Cavaliere: anzi, nei sette mesi in cui è stato in carica, la disoccupazione è aumentata di 420 mila unità. A Montecitorio dal 76 si è segnalato, come legislatore, per tre idee. Ha proposto di introdurre la
settimana corta nelle scuole per consentire agli studenti e ai loro genitori di
godersi un lungo fine settimana. Ha suggerito di far suonare l’inno nazionale all’avvio di ogni partita di calcio non solo come antidoto alle violenze negli stadi
ma anche per dare solennità agli incontri. E ha auspicato l’istituzione di un tribunale speciale per i giornalisti sfrontati con i potenti.
Nessuna di queste idee è stata presa sul serio. Dall’86 al 92 ha fatto il sindaco di Ceppaloni e nel paese è ricordato per tre cose: l’inaugurazione di una strada che lo unisce a Caianello (ribattezzata La
Mastellese), la messa in onda durante gli intervalli televisivi di vedute
panoramiche di Ceppaloni e l’allestimento di alcuni convegni (aperti da inconcludenti dissertazioni
ideologiche e conclusi dalle esibizioni del cantante Tullio De Piscopo).
Comunque nel Beneventano è considerato una potenza. Gli piace rodomonteggiare. All’inizio degli anni Ottanta proclamò che se Bettino Craxi fosse diventato presidente del Consiglio si sarebbe
sdraiato davanti al portone di palazzo Chigi per impedirgli di metterci piede:
in seguito ci ha ripensato. Ed è anche un gaffeur. Nell’estate del 94 addossò alle lobby ebraiche americane la responsabilità delle crescenti difficoltà economiche incontrate dal governo Berlusconi, provocando un putiferio
internazionale. Ha detto che, per lui, Cossiga rappresentava “un attaccapanni utile per posarvi il cappotto”: il dittatore romano non ha gradito. Laureato in Lettere e filosofia, è un parlatore effervescente e torrentizio ma ha un rapporto difficile con l’italiano. Una volta, in tv, sospirò: “Non siamo più nel cuore della gente, forse siamo degli infartuati”. Ha anche un debole per le citazioni colte ma di rado ne azzecca una. Tempo fa
ha scambiato la spada di Brenno per quella di Damocle. Ha confuso le mura di
Gerico con il muro del pianto. E ha persino raccontato che Mosè attraversò il Mar rosso da solo. Peccati veniali, certo. Quel che però gli amici non gli perdonano sono due brutte abitudini per un leader in
carriera. La prima è che in pubblico si metta le scarpe con il risvolto dei pantaloni. La seconda è che, a volte, anche nei pranzi ufficiali, si pulisce i denti con la forchetta» (Guido Quaranta nel 98)
• «è anche davvero simpatico: fa molto ridere ed è “generosissimo” dice di lui Diego Della Valle, compagno di vacanze in barca e di cene,
dispensatore di consigli e di maglie della Fiorentina per i bambini delle
scuole di Ceppaloni. Sembra sempre un poco in disordine nonostante la formale
eleganza degli abiti, come uno che abbia fatto una pennichella di straforo. è scaltro e svelto, è un gran coltivatore di collegi elettorali, è l’uomo di riferimento per centinaia, forse migliaia di capibastone locali che gli
devono la vita (politica) e a cui lui in definitiva deve la sua. Mastella è l’unico uomo politico italiano capace di concludere un’intervista chiedendo il voto all’intervistatore. “Conci’, comunque tu mi voti, no?”» (Concita De Gregorio)
• è sposato con Sandra Lonardo: «Ha fatto coming out a modo suo, alla ceppalonese, e, ospite delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi, ha rivelato di essere arrivato vergine al matrimonio. “Avrei anche evitato di dirlo, ma è capitato... Sono cresciuto in provincia e allora, per un bravo cattolico, era
così”. Non che il giovane Clemente non subisse, come sant’Agostino, il peso della tentazione: “Ma non mi sono mai spinto oltre il bacio casto”. Anche quando, ormai diciottenne, nelle feste da ballo casalinghe, le ragazze
lo invitavano a farsi sotto con i lenti e c’erano le canzoni di Peppino di Capri a soffiare sul fuoco: “Lei non deve pensare a me come sono adesso. Allora, diciamolo, non ero male e le
mie compagne di scuola quasi si divertivano a mettermi in imbarazzo”. Lui, niente. Inscalfibile: “Mai mi sono azzardato, ballando, a mettere una mano sul di dietro. Pure mia
madre, a un certo punto, s’è posta il problema e per capire, come si diceva dalle mie parti, se il figlio
era ‘buono’, continuava a chiedermi: ma la figlia di questo ti piace? E che pensi della
figlia di quell’altro? Io le gambe delle ragazze in minigonna le guardavo, come no. Ma mi
sentivo legato alla scelta che avevo fatto, da cattolico”» (Maria Latella)
• Grande evento mondano, nel luglio 2006, la festa di nozze del figlio Pellegrino
• è stato quello che ha voluto con più tenacia l’approvazione dell’indulto da parte delle Camere.