Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MARONI
Roberto Varese 15 marzo 1955. Politico. Deputato della Lega Nord (dal 92). Laureato in
Giurisprudenza, dirigente d’azienda, è stato vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno nel Berlusconi I, ministro del Lavoro nel Berlusconi II e III • «Ex capo dell’ufficio legale dell’azienda di cosmetici Avon, ha cominciato ad interessarsi di politica alla fine
degli anni Sessanta, quando militava in Democrazia proletaria, un movimento
rivoluzionario di estrema sinistra. Ha abbandonato gli ideali comunisti nel 79,
dopo l’incontro con il leader della Lega Nord Umberto Bossi, convertendosi a una forte
ideologia federalista. Maroni ha assistito Bossi negli anni di formazione del
movimento, costruendo il partito com’è oggi. è stato il portavoce di Bossi e il suo apripista, durante l’espansione della Lega Nord fra il 93 e il 94. Dopo la vittoria del centrodestra
alle elezioni del 1994, è stato a capo della delegazione del partito nella maggior parte degli incontri
con il leader Berlusconi per tessere gli accordi che hanno portato alla
creazione del primo esecutivo, nel quale ha ricoperto le cariche di vicepremier
e ministro dell’Interno. è un fan di Bruce Springsteen, suona il sassofono, ha suonato l’organo elettrico in una band di jazz-rock-country a Varese ed è stato membro del gruppo rock della Camera dei deputati. Il suo inglese è mediocre» (da un rapporto della Cia)
• «Alla vigilia delle politiche del 94 siglò a nome della Lega un’intesa elettorale con Mariotto Segni, sconfessata il giorno dopo dal Senatur,
che intanto aveva chiuso il patto con Silvio Berlusconi. Fu lui, da ministro
dell’Interno, ad accettare e poi a rinnegare il decreto “salva-ladri” del 94, con la scusa di non averlo letto. Fu lui, tra il 98 e il 2000, lo
sherpa scelto da Bossi nella trattativa riservata con D’Alema, a lui toccò incontrare ripetutamente Piero Fassino nel tentativo di arrivare a un
compromesso con il centrosinistra, fu a lui che il presidente del Consiglio
offrì la candidatura in Lombardia, sostenendo che l’Ulivo stava compiendo “un errore a puntare su Mino Martinazzoli”. Fu lui infine a svelare la storia, quando l’accordo con il Polo era stato chiuso. Ormai non c’è più interlocutore che si congedi da Maroni senza avere il timore di esser stato
raggirato. Per certi versi, il suo è un ruolo istituzionale nel partito. è lui a incarnare la Lega di governo e di ribaltone, lo fa per spirito di
servizio, “perché quando ci si deve immolare per il movimento, tocca sempre a me”. Dicono sia a causa di quel conto da saldare, quando nel 95 tentennò prima di rompere con il Cavaliere, ma dicono anche che nessuno meglio di lui
riesca a interpretare i bluff del Senatur» (Francesco Verderami).