Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MARINO
Leonardo Pastorano (Caserta) 27 marzo 1946. Il grande pentito che ha accusato se stesso,
Sofri, Bompressi e Pietrostefani dell’assassinio del commissario Calabresi (Milano, 17 maggio 1972) • Figlio di un casellante di Settimo Torinese, immigrato da Caserta con la moglie
Filomena (che parlava solo dialetto) e quattro figli, tre femmine e il maschio
Leonardo. Leonardo va a Torino a studiare dai salesiani, ma nel 59, quando
muore il padre, deve tornare a casa e fare il capofamiglia. Nel 66 entra alla
Fiat Mirafiori, reparto verniciatura (uno dei più duri) • Nel 68 si iscrive a Lotta continua: «Sofri lo conquista ai cancelli della fabbrica (“ci sapeva fare”), Marino lo elegge a suo punto di riferimento umano e politico: il leader non
ha la patente e Marino lo porta in giro in macchina e fa coppia con lui a
calciobalilla (contro Pietrostefani e Bonfiglio). Chiama il primo figlio
Adriano» (Aldo Cazzullo) • Durante il periodo di militanza in Lotta continua sarà di quelli disposti a far rapine per finanziare il partito • «Giubbotto stretto, capelli folti, ricci e neri. Nell’autunno caldo, quello del
1969, ha un momento di gloria, di relativa popolarità. Al Palazzetto dello Sport di Torino c’è un’assemblea organizzata dai sindacati dei metalmeccanici. Protestano contro la
Fiat che vuole licenziare 120 operai. Marino sale sul palco, afferra il
microfono, incita allo sciopero con un discorso che infiamma l’assemblea. Pochi mesi dopo viene denunciato dalla Fiat per atti di
violenza. Passa un anno e viene licenziato. Lotta Continua gli dà una mano: deve distribuire a Milano e Torino il giornale del movimento. è lì che conosce Antonia Bistolfi, piemontese di Aqui Terme. Nel 1976 Lotta Continua
si scioglie e Marino si inventa un nuovo lavoro. Si trasferisce a Morgex, a
dieci chilometri da Courmayeur: intanto Antonia lascia il posto alla Sip. è solo a mantenere la famiglia e tenta di tutto. Guida le ambulanze, fa la
guardia agli ski-lift, impara l’arte delle crêpes. Antonia chiede aiuto ad una coppia di amici di Milano, Luisa Castiglioni e
l’imprenditore Hans Deichman. A Marino e famiglia arrivano soldi in assegni
bancari e contanti, fino ad un salario fisso e un appartamento gratis per fare
da custodi alla loro villa di Bocca di Magra. Deichman stacca un assegno da
quattro milioni e mezzo nell’agosto 82, a settembre arrivano altre 780 mila lire: ottengono un milione e
mezzo nel luglio 1983, altre 920 mila lire a novembre, poi ancora tre milioni
nel febbraio 84 e mille franchi nell’agosto dello stesso anno. L’impiego a villa Deichman dura meno di un anno a causa dei continui litigi.
Marino cambia lavoro e diventa venditore ambulante di crêpes, bibite, panini. è il 1986» (Daniele Bianchessi)
• Nel 1988 si pente. Stando al suo racconto ha una crisi di coscienza e si
confessa con un sacerdote di Bocca di Magra, don Vincenzo Regolo. Marino
sostiene di avergli parlato già in quel momento del delitto Calabresi. Il sacerdote ha detto di no, che si
trattò di una confessione generica che non faceva riferimento a fatti specifici. Il 2
luglio dell’88 Marino incontra il colonnello dei carabinieri Umberto Bonaventura, esperto di
antiterrorismo. Costui viene apposta a Bocca di Magra e sta con Marino,
segretamente e senza verbalizzare nulla, fino al 19 luglio, data ufficiale
della confessione. Quel giorno Marino sottoscrive la sua versione del delitto
Calabresi: il 17 maggio 1972, in via Cherubini a Milano, lui portò, stando alla guida di una Fiat 125 blu, Bompressi ad assassinare il commissario
Luigi Calabresi, che stava uscendo di casa per andare al lavoro. Bompressi lo
uccise con due colpi di postola. L’operazione era stata ordinata da Adriano Sofri, capo di Lotta Continua, e da
Giorgio Pietrostefani, i due mandanti del delitto. Sofri gliene aveva parlato
durante una manifestazione che s’era tenuta a Pisa sabato 13 maggio per la morte di Franco Serantini. Processato
con Sofri, Bompressi e Pietrostefani, Marino non fece neanche un giorno di
carcere perché le accuse che lo riguardavano andarono in prescrizione. Gli altri tre, invece,
furono condannati in via definitiva a 22 anni. La confessione di Marino, piena
di contraddizioni, ha dato luogo a un’enorme querelle politico-giudiziaria (vedi SOFRI Adriano)
• Sofri e l’opinione che lo sostiene affermano che Marino è stato manipolato dai carabinieri e che in cambio di questo ha risolto i suoi
problemi economici. Marino ha risposto: «Non ho mai avuto una lira dallo Stato. Non sono un pentito di Stato, non godo di
programmi speciali di protezione. Non mi sono arricchito. Riesco a tirare
avanti con il mio lavoro. Sono solo un uomo pentito di quello che ho fatto e
che ho pagato in tutti i sensi» • Abita con la famiglia a Sarzana e continua a vendere crêpes in un camper parcheggiato a Bocca di Magra, non lontano da Montemarcello,
dove ha casa anche il pm Ferdinando Pomarici che indagò su Calabresi. Il primo figlio Adriano è entrato in magistratura, il secondo, Giulio, lavora col padre. La moglie,
Antonia Bistolfi, fa per hobby la cartomante.