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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MARAINI

Dacia Fiesole (Firenze) 13 novembre 1936. Scrittrice. Figlia dello scrittore e
antropologo Fosco (15 novembre 1912—8 giugno 2004). È stata compagna di Alberto Moravia dal 62 all’83. Tra i suoi testi più importanti, L’età del malessere (63, premio Formentor), Donna in guerra (75), Isolina (Premio Fregene 85), La lunga vita di Marianna Ucrìa (Premio Campiello 90). Nell’80 ha scritto in collaborazione con Piera Degli Esposti Storia di Piera. La raccolta di racconti Buio (99) ha vinto il Premio Strega. Nel 2002 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l’esperienza infantile della prigionia in Giappone. Da ultimo Colomba (Rizzoli, 2005) • «I suoi genitori, belli, intelligenti, anticonformisti. Fosco Maraini e Topazia
Alliata, che per le loro nozze mandarono una partecipazione con un
biglietto-fotografia che li ritraeva nudi in spiaggia. La sua infanzia in
Giappone dove suo padre si era trasferito per lavoro, ma anche per allontanarsi
dal regime fascista che detestava, tanto che tutta la famiglia finì poi in un campo di concentramento dopo il rifiuto di firmare un’adesione alla Repubblica di Salò. Il suo innamoramento adolescenziale per il padre “che rappresentava l’avventura, il viaggio, la fuga, mentre mia madre era più impigliata nelle difficoltà delle piccole battaglie quotidiane. Noi siamo stati poveri, poverissimi e la
mamma, di notte, restava sveglia con l’incubo dei soldi e dei debiti. Solo da grande ho imparato ad apprezzarne il
grande coraggio e il forte senso di libertà”» (Patrizia Carrano)
• «Quando sono tornata in Italia a undici anni, più che la gioia di ritrovare le mie radici prevalse lo spaesamento. Crescendo,
cercavo una risposta al senso di vuoto che mi dominava. Esisteva qualcosa di
sensato per cui valesse la pena vivere, oppure tutto era solo sofferenza e
confusione? La risposta la cercavo nei libri. Le mie coetanee andavano a
ballare o in gita, io mi rinchiudevo in un isolamento certosino e leggevo fino
a dimenticarmi di tutto» • «Un’opera prima aspra, asciutta, stranamente matura. Senza alcuna concessione al
sentimentalismo o ai toni gridati. Una storia di iniziazioni sessuali vissute
da una ragazzina undicenne e dal fratello minore in un luogo di villeggiatura
della costa laziale, nell’anno di guerra 43, sullo sfondo di una società borghese piccola piccola, incapace di ideali o passioni. Un’atmosfera tanto più torbida quanto più la violenza dell’eros È sempre sottaciuta o solo allusa, non rappresentata in dettagli e descrizioni. È
La vacanza, il romanzo che Dacia Maraini scrisse tra i 17 e i 20 anni — tra il 53 e il 56 —, lo stesso periodo in cui la diciannovenne Françoise Sagan pubblicava Bonjour tristesse, diventando subito un caso. Ma la giovane Dacia, autrice di un’opera stilisticamente assai più sorprendente e meno frivola, non ebbe altrettanta fortuna: grande difficoltà prima di vederla stampata e, poi, critici indifferenti o stroncature al limite
del dileggio in cui sembra prevalere un risentimento scandalizzato. Parlano
infatti (a sproposito) di “perversione sessuale”, “turpiloquio” e “pornografia”; nonché di “deformazione, distruzione ed esecuzione capitale del romanzo realista”. Ma, si sa, era ancora un’epoca di grande ipocrisia» (Marisa Rusconi)
• «Feci il giro di molte case editrici. Ma ero un’aspirante scrittrice del tutto sconosciuta, sbarcata a Roma dalla Sicilia, senza
appoggi né amicizie influenti: nessuno ne voleva sapere. Inoltre credo che i miei
interlocutori fossero spaventati dalla scabrosità del tema. Finalmente, l’editore Lerici si disse disposto a pubblicarlo purché io riuscissi a far scrivere la prefazione ad Alberto Moravia. Lo avevo solo
incontrato di sfuggita. Moravia comunque lesse il romanzo, il suo giudizio fu
subito positivo e mi diede l’appoggio della sua introduzione. Il rapporto d’amore cominciò più tardi»
• Alla vittoria del premio Formentor, con L’età del malessere, romanzo e premio che le diedero la notorietà, Moravia fu accusato di averla aiutata, raccomandata, ecc • Conobbe Moravia che lui «aveva solo 49 anni ed era affascinante e sexy, oltre che molto, molto bello. I
suoi libri mi piacevano», ma era «incantata da sua moglie Elsa Morante, di cui ero una lettrice appassionata». Per qualche anno frequentò tutti e due: «Andavo spesso a casa loro per cene e pranzi, perfino per Natale. Avevo il mito
di quella coppia, di com’erano, di come vivevano». Non ebbe tuttavia nessun rimorso a iniziare la relazione: «Quando nel 63 io e Alberto decidemmo di vivere insieme Elsa non dimostrò nessuna ostilità. Già da vari anni erano staccati, indipendenti». Moravia non volle mai divorziare dalla Morante: «Ma a me di sposarmi non importava nulla, quindi non c’era nessun conflitto». I suoi continui flirt, invece, la facevano star male: «Era un Dongiovanni, fedele nei suoi affetti ma molto incostante nella vita
erotica. Spessissimo erano le donne a fargli la corte, anche sotto i miei occhi». Una volta «ero entrata per caso nel suo studio, dove stava dando un’intervista a una giornalista che non conosceva. Lei gli era addosso. Scappai via
piena di imbarazzo». Si lasciarono dopo vent’anni perché lui s’era innamorato di Carmen Llera, 46 anni più giovane: «All’inizio era stata una storia come tante altre. Poi il loro legame era diventato
sempre più importante, finché Alberto mi aveva detto che voleva vivere con lei» (da un’intervista di Chiara Valentini)
• «È una scrittrice che riesce a dare complessità a una lingua abbastanza comune, ma lavorata con cura. È un talento che la critica — malevola se non proprio ostile, in un passato ormai lontano — le ha riconosciuto solo sull’onda del grande successo di un libro “semplice” eppure densissimo come La lunga vita di Marianna Ucrìa, longseller da più di un milione di copie» (Luciana Sica) • «Da un po’ di tempo in qua crede di essere un’intellettuale: per di più un’intellettuale “civile” o, come si diceva una volta, “engagée”. Contrabbandare buoni sentimenti È il modo migliore per strappare l’applauso, e la sola preoccupazione di Dacia Maraini È strappare l’applauso delle signore per bene che si commuovono di fronte alle brutture del
mondo e delle commesse sempre in cerca di riscatto culturale» (Fabrizio Rondolino)
• «Odio scrivere le prefazioni, me ne chiedono moltissime ma sono un incubo. Non mi
divertono».