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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MANNOIA

Fiorella Roma 4 aprile 1954. Cantante • Prima parte della carriera scandita dalle partecipazioni al Festival di
Sanremo: Caffè nero bollente (81), Come si cambia (84), Quello che le donne non dicono (87, di Ruggeri), Le notti di maggio (88, di Fossati) • «Non è un’autrice. E ha fatto di questo la sua forza. “All’inizio l’ho considerata una mancanza, una mutilazione”, poi per lei autori come De Gregori, Fossati e Ruggeri hanno scritto canzoni
indimenticabili e la sua vita è cambiata, “ho scoperto di avere una voce che poteva comunicare emozioni”. Carriera costruita: “Un mattoncino alla volta. Non sono arrivata subito al successo, è stato un cammino lento durante il quale ho imparato dai miei errori a
scegliere, a capire cosa volevo dire e come potevo farlo”. Una carriera iniziata nel cinema. Come controfigura e come stunt. “So andare bene a cavallo e proprio per questo mi hanno chiamato a fare la
controfigura nei film. Una volta nel giro, poi mi sono ritrovata a sostituire
le attrici nelle scene più movimentate. Come la Vitti nella scena dello schiaffo in
Amore mio aiutami”. Il cinema però non l’ha stregata: “Ho un solo rimpianto: di non aver capito, perché ero troppo giovane, chi avevo accanto. In quegli anni ho avuto l’onore di conoscere persone come Alberto Sordi, Dino Risi, Monica Vitti, Vittorio
De Sica, Claudia Cardinale, Gene Hackman. Se succedesse adesso, mi comporterei
in modo diverso”. Poi, nella sua vita è arrivata pian piano la canzone: “All’inizio non capivo molto bene quello che facevo, cantavo le canzoni che mi
proponevano senza una vera e propria consapevolezza della direzione che avrei
preso. La prima volta è successo con
Come si cambia. Ho una voce greve e drammatica che si adatta meglio a certi testi. Ho imparato
a lasciarla andare, a farle seguire le parole che avevano scritto altri. E
quella è diventata la mia caratteristica”. Chissà se, in tanti anni, le è mai venuta la voglia di scrivere: “Io non sopporto e non so cantare le banalità degli altri, non potrei certo cantare le mie banalità. Scrivere è un talento e io non ce l’ho. Essere interprete mi è più che sufficiente”. A differenza di molti suoi colleghi, la Mannoia collabora spesso con altri
artisti. “Anzi, credo che sia la cosa più bella che possa capitare nel nostro lavoro”» (da un’intervista di Repubblica)
• «Credo di avere un pubblico mediamente colto, che segue i testi. Io riesco ad
aprirmi solo quando ho dei concetti da cantare» • «Mi facevano già cantare i miei genitori. Furono loro, a 5 o 6 anni, a capire che avevo un senso
ritmico e mi facevano cantare in continuazione. Io non so se avrei mai potuto
fare altro» (da un’intervista di Alain Elkann) • «Ho sempre considerato Sanremo una grande possibilità di entrare nelle case in pochi minuti. Un’efficace promozione, poi la canzone va dove deve andare. Questo è il valore del Festival» (da un’intervista di Maria Volpe) • «Ho sempre fatto solo le cose che mi piacciono».