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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MANIERO

Felice Campolongo Maggiore (Venezia) 2 settembre 1954. Malavitoso. Per anni a capo
della cosiddetta “Mala del Brenta”. La figlia Elena è morta suicida a 29 anni (a Pescara il 23 febbraio 2006) • «Le azioni di Felice Maniero in provincia di Venezia cominciano nei primi anni
Settanta. Sono i furti d’esordio, i piccoli taglieggiamenti, la furfanteria miserella per la pizza e la
birra. Ma sempre più su, seguendo uno schema hollywoodiano, con le discoteche mandate a fuoco, le
pistolettate, le mani sul gioco d’azzardo e sulla droga. I quattrini ostentati di notte con le puttane migliori e
le bottiglie dal botto costoso. Fino al villone con la piscina. Aveva cervello
e pelo sullo stomaco. La mattina del 16 luglio 82, cinque persone armate e
mascherate fecero irruzione all’Hotel Des Bains del Lido di Venezia. Nella hall rivolsero le armi contro i
dipendenti, li legarono, poi con arnesi da scasso forzarono le cassette di
sicurezza. I turisti che per sventura entrarono nella hall, si trovarono le
pistole puntate in faccia e vuotarono i portafogli. I cinque fuggirono con un’auto e poi con un motoscafo portandosi via un bottino di due miliardi di lire.
La sera dell’1 dicembre 83 sei persone armate e mascherate fecero irruzione in un magazzino
dell’aeroporto Marco Polo di Venezia e immobilizzarono una decina di persone fra
impiegati, operai e agenti della Guardia di Finanza. Caricarono su due
automobili e un furgone venticinque casse contenenti 170 chili d’oro pronti a essere imbarcati su un volo Lufthansa. Valore: oltre tre miliardi.
La notte del 30 aprile 84 cinque persone armate e mascherate fecero irruzione
nel palazzo del Casinò di Venezia raggiungendo le casse e obbligando i dipendenti a vuotarle. I cinque
se la batterono su un taxi d’acqua con oltre due miliardi e mezzo di lire. Fu così che Maniero e i suoi svoltarono. Ma non si trattava soltanto di capolavori
incruenti buoni per le sceneggiature dei cartoni animati. O soltanto di
soprannomi da noir marsigliese di serie B: “Faccia d’angelo”, così chiamavano Maniero. C’era un territorio da controllare. Rivali. Traditori. Le vittime della mafia del
Brenta furono decine. Sette attribuite direttamente a Maniero. Che, certo, ha
un celebre e spiccato senso della famiglia. Aveva la sua bimba adorata. Aveva l’inflessibilità del capo con chi sgarrava, ma le vedove e gli orfani venivano mantenuti coi
soldi dell’organizzazione. Sono cose saltate fuori nei processi. Faceva dentro e fuori, fra
arresti rocamboleschi e fughe spettacolari nelle quali si giocava la scena con
Renato Vallanzasca. Lo ribeccavano sullo yacht a Capri, per esempio, non certo
nascosto in qualche appartamentino di periferia. Così, quando Maniero decise di chiudere coi vecchi compagni, di collaborare con la
magistratura e di fare i nomi, si guadagnò la promessa di vendetta di molti e molti. E perse Elena. Lei, la ragazzina,
arrivò col sillogismo: hai scelto di fare il criminale? Da criminale te la sei
spassata? Da criminale paga il prezzo. “Gli voglio bene, ma non andrò più a trovarlo”, disse» (Mattia Feltri).