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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MANCUSO

Filippo Palermo 11 luglio 1922. Giurista. Politico. «La politica ha misteri che restano tali anche a coloro che ne sono stati
protagonisti» • Deputato dal 1996 al 2006 (Forza Italia). Ministro di Grazia e giustizia nel
governo Dini: poiché il suo predecessore, Alfredo Biondi (ministro di Grazia e giustizia nel
Berlusconi I), aveva mandato gli ispettori alla procura di Milano e alla
procura li avevano accolti con la minaccia di incriminarli, mandò una nuova ispezione dichiarando che quel comportamento dei magistrati
costituiva «un enorme caso di abuso continuato della posizione d’ufficio». Gli ispettori tornarono dichiarando di non aver riscontrato irregolarità e lui li licenziò. Su questo, il centro-sinistra diede battaglia, considerando persecutoria l’iniziativa di Mancuso e votandogli in Senato una sfiducia individuale, primo e
unico caso del genere nella storia repubblicana. Alla richiesta di sfiducia,
Mancuso rispose con queste parole, piccolo esempio della sua oratoria contorta:
«La menzionata richiesta (attesone il contenuto e la perentorietà) suona immeritata offesa per la presidenza del medesimo Dini». Mario Ajello: «Alla parola “attesone” ci fu un momento di estatica sospensione nell’uditorio». Votata la sfiducia, Mancuso ricorse alla Corte costituzionale e perse (ultimi
mesi del 1995). Il caso è giuridicamente di grande interesse perché configura la possibilità da parte di una delle due Camere di licenziare un ministro senza far cadere il
governo
• Candidato da Berlusconi alla Corte costituzionale (2002), non è riuscito a passare per l’opposizione fermissima della sinistra e per qualche tradimento dei suoi • «Un grande giurista, uno straordinario oratore, un uomo certamente onesto, un
politico di vetusti principi. Tanto è così che l’hanno fregato non una, ma due volte, da ministro e da aspirante giudice
costituzionale, prima il centrosinistra e poi il centrodestra. Ha litigato e
poi fatto la pace con Dini; ha sbugiardato Prodi che diceva di andare in
seconda classe ferroviaria; ha attaccato il suo antagonista elettorale Veltroni
su un piano molto personale tirando in ballo errori d’inglese, citazioni fasulle, esagerando» (Filippo Ceccarelli)
• Figlio di un maestro elementare («mio padre mi diceva: “ Cervantes ci fa capire gli uomini come se ce li mangiassimo con il cucchiaino”»), studi prima al Convitto Guglielmo II di Monreale e poi — «non sopportando la cattività» — a Palermo. Famiglia povera, ragion per cui «feci il mestierante. Su presentazione di Sandro Paternostro, mio compagno
universitario, feci il correttore di bozze all’Ora. Un piccolo stipendiuccio, 500 lire. Poi insegnai ginnastica. Avevo
attitudine per calcio, ciclismo, podismo. Anche pugilato, un anno alla palestra
Pandolfini»
• Poco più alto di un metro e 60, grande latinista, parla in latino con la moglie Armanda
Costa (a sua volta grande latinista e sorella dell’italianista Savino Costa), appassionato di musica. Un figlio, Giovanni, che fa
il consulente finanziario. Tifa Juventus («come tutti quelli che vengono dai ceti poveri»).