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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MALERBA

Luigi (Luigi Bonardi) Berceto (Parma) 11 novembre 1927. Scrittore. Tra i suoi libri: La scoperta dell’alfabeto (1963), Il serpente (66), Il pataffio (78), Il fuoco greco (90), Le pietre volanti (92, Viareggio-Rèpaci), Le maschere (95), Itaca per sempre (97), La superficie di Eliane (99). «Io penso che il realismo sia una truffa ai danni dei lettori. La letteratura è invenzione o non è» • «Arrivò ventitreenne a Roma nel 50 dalla sua Berceto, dove il papà si occupava della campagna e la mamma, oltre a badare alla famiglia, faceva
lavorare la fantasia raccontando storie. Nella casa cinquecentesca di Orvieto,
comperata da Luigi nel 68 con i suoi otto ettari di terreno, c’è l’anima del padre. Nei romanzi e nei racconti c’è la felicità di sua madre. “Emigrai a Roma come le rondini, per cercare un clima più civile” ricorda Malerba. Quando arriva a Roma, Luigi Bonardi ha alle spalle un liceo
classico e una laurea in Legge. Si stufa della Giurisprudenza perché non sopporta i manuali giuridici: “Sono un inferno, impiegano venti righe per dire concetti che si possono
esprimere in poche parole”. Si lancia nel cinema come sceneggiatore. Tredici anni vissuti pericolosamente,
con gente come Festa Campanile, Zavattini, Lattuada, Monicelli, Tognazzi, finché rifiuta di diventare uno stipendiato di De Laurentiis, rifiuta di seguire per
qualche mese Antonioni in Sardegna per pensare con calma a un’idea di film (“Guerra lavorava con lui anche un anno e poi non compariva neanche nei titoli di
coda...”). Insomma, si stufa pure del cinema. O meglio, lo fanno stufare: “Per una spiata, il sottosegretario Andreotti venne a sapere che ero amico del ‘comunista’ Zavattini e così un giorno, mentre per la Titanus lavoravo al trattamento della
Colonna infame, il produttore Goffredo Lombardo mi chiamò e mi disse che era meglio interrompere. Gli spioni erano due. In Italia c’era una vera e propria caccia alle streghe, come quella americana. Io ero nel
libro nero di Andreotti e rimasi tagliato fuori”. Il “comunista” Malerba in realtà allora votava per Nenni, solo dopo avrebbe guardato al Pci: “Ma non sono mai stato iscritto a nessun partito, mai mai mai, assolutamente”. Così Malerba si inventa pubblicitario. Le caramelle Dufour, il cognac Polignac, la
birra Becks e la Supercortemaggiore sono roba sua. Anche lo short della
pasticca del Re Sole con Buscaglione. Poi si stufa anche della pubblicità e “si ricicla” come scrittore. Con il Gruppo 63, alla prima riunione di Palermo, c’è anche lui. Intanto pubblica il suo primo libro,
La scoperta dell’alfabeto, grazie a Flaiano, che lo raccomanda a Bompiani. Quando Malerba propone alla
Einaudi i racconti delle Galline pensierose Calvino li accoglie con entusiasmo e scrive subito la quarta di copertina. “Ma Natalia Ginzburg, non so perché, mi odiava, per lei il libro era troppo piccolo. Il libro uscì nell’80, ma mi vendicai aggiungendo una gallina di nome Natalia” che “aveva deciso di scrivere un romanzo, ma non le vennero in mente né la trama né i personaggi né il titolo né lo stile della scrittura”. E che con i suoi romanzi autobiografici “ebbe molto successo fra le oche”. La controvendetta di Natalia non si fece attendere e
Il serpente scomparve dalla lista della Biblioteca ideale Einaudi» (Paolo Di Stefano) • «Non comincio dall’inizio: il cinema mi ha insegnato a lavorare sul montaggio» • «RR è la sigla che applico a ogni romanzo in lavorazione» • Scrive su Repubblica.