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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

MALDINI

Cesare Trieste 5 febbraio 1932. Ex calciatore. Con il Milan ha vinto quattro scudetti
(55, 57, 59, 62) e una coppa dei Campioni (63). In Nazionale 14 presenze.
Conclusa la carriera nel Torino, è diventato allenatore portando il Parma in serie B e quindi vincendo i Mondiali
dell’82 da vice di Enzo Bearzot. Allenatore dell’Under 21, ha vinto tre titoli europei consecutivi (92, 94, 96), divenendo
tecnico della Nazionale maggiore in sostituzione di Arrigo Sacchi e ottenendo
la qualificazione alla fase finale dei Mondiali del 1998. L’avventura sulla panchina azzurra si concluse con l’eliminazione nei quarti di finale ai calci di rigore contro la Francia che
avrebbe poi vinto il titolo. Nel 2002 ha condotto il Paraguay agli ottavi nella
fase finale dei Mondiali (sconfitto dalla Germania 1-0 con un gol di Neuville
negli ultimissimi minuti)
• «Il lungo viaggio di Maldini nel calcio che conta comincia nel 53 alla Triestina,
da dove l’allenatore ungherese Bela Guttmann lo porta al Milan. “Venni pagato 58 milioni, una cifra favolosa per l’epoca. Ci fu chi gridò addirittura allo scandalo. Ero un difensore polivalente. Giocavo da terzino
destro, ma anche sinistro, in seguito diventai un centrale, un po’ stopper e un po’ libero. Nel Milan debuttai subito in prima squadra e non persi più il posto. Quasi un sogno per un ragazzo di 22 anni che arrivava da Trieste,
dove il traguardo era sempre la salvezza. In dodici stagioni ho attraversato
diversi Milan, da quello di Liedholm e Schiaffino a quello di Altafini e
Trapattoni e di Sani e Rivera. Le gioie maggiori? Il primo dei quattro scudetti
e la coppa dei Campioni nel 63. A Wembley ero il capitano e toccò a me ricevere il trofeo”. A San Siro nacque anche la singolare leggenda delle “maldinate”, errori che Cesarone commetteva per eccesso di sicurezza. “Mi piaceva il calcio elegante, volevo sempre giocare il pallone, evitando il più possibile di scaraventarlo in tribuna. E talvolta sbagliavo”. Nel 66 il commiato dal Milan, destinazione Torino. “Mi voleva la Fiorentina, ma io accettai di seguire Rocco, uno dei due allenatori
dai quali ho appreso di più sul piano tecnico e umano. L’altro è stato Bearzot, che mi ha insegnato anche a gestire i rapporti con i mass media”. Maldini gioca l’ultima partita nel 67 e torna a Milano per entrare nei ranghi tecnici rossoneri.
Dapprima la guida della Primavera, poi vice di Rocco, infine qualche
contraddittoria esperienza a Foggia, Terni e Parma. Nel suo destino c’è però la Nazionale. Per otto anni vice di Bearzot e per undici ct dell’Under 21, vincendo tre titoli europei. “Tutti in trasferta, due addirittura contro i padroni di casa. Una soddisfazione
enorme. Ho lanciato e visto crescere i ragazzi che poi ho ritrovato nella
Nazionale maggiore”. Ct azzurro lo diventa nel dicembre del 96, allorché Sacchi abbandona all’improvviso l’incarico per rientrare al Milan. Il debutto di Cesarone è squillante: vittoria sugli inglesi a Wembley con un eurogol di Zola. Diciotto
mesi più tardi il Mondiale gli è fatale e a sostituirlo viene chiamato Zoff. L’etichetta che più lo infastidisce è quella di difensivista. “Un luogo comune, lo stesso che perseguita Trapattoni. Eppure nella Juve faceva
giocare insieme Paolo Rossi, Platini e Boniek”. A indisporlo c’è pure l’imitazione televisiva che gli ha dedicato Teo Teocoli. “All’inizio mi divertivo, poi Teo ha esagerato”» (Mario Gherarducci)
• Padre di Paolo.