Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
MAGNINI
Filippo Pesaro 2 febbraio 1982 • Nuotatore. Nel 2005 campione del mondo dei 100 sl (col primato italiano di 48”12), nel 2004 e nel 2006 ha vinto agli europei l’oro di 100 sl, 4x100 sl, 4x200 sl e il bronzo dei 200 sl. Con la 4x200 sl ha
vinto anche il bronzo alle Olimpiadi di Atene (2004) • Figlio di un ragioniere e di un’insegnante di musica, cominciò a nuotare a 8 anni, ma a 16 rischiò di smettere. Fino al 2001 gareggiava a rana. Il 17 novembre 2003 a Viareggio la
sua prima vittoria nei 100 sl: batté Vismara in 49’’20. È testimonial Arena • «Superpippo faceva l’ala destra, frequentava troppe spiagge: il nuoto, proprio no, non era nella sua
testa. Per un pesarese dopo il calcio semmai c’È il basket. Eppure in piscina, anche se per caso, ci finì. La prima volta si tuffò a 8 anni: per irrobustirsi. A 16 aveva smesso: Thorpe a 15 era già campione del mondo. Però Magnini non voleva perdersi, entrò nelle nazionali giovanili, gareggiò in coppa Comen sino al 2001. Ma non si piaceva in acqua: “A rana peggioravo, decisi di provare a stile libero”. In quella marcia del gambero, svanita l’illusione, senza soddisfazioni, da giovanissimo, senza ostinazione e senza una
testa tosta, Filippo sarebbe tornato probabilmente al calcio, attratto da
condizioni più facili. Invece se ne andò a Torino: incontrò Claudio Rossetto, allenatore di Beccari e Cappellazzo alla Rari Nantes, si
sistemò in un appartamento diviso col cugino Matteo a due passi dalla piscina comunale.
Prendeva scherzosamente schiaffi dai due big azzurri e lui menava fendenti solo
in acqua, sempre silenziosamente» (Stefano Arcobelli)
• «Come nasce un velocista? Innanzitutto grazie alla bravura di mamma e papà: nella fattispecie Filippo Magnini ha una ricchezza interiore, le fibre
bianche. Significa, dunque, che È naturalmente dotato “di una muscolatura esplosiva, che non perde leggerezza, non si appesantisce con
il lavoro in palestra” spiega Claudio Rossetto, l’allenatore che un giorno lo scovò in giro per l’Italia, e lo convinse a seguirlo ad allenarsi a Torino. “Poi, c’È un’altra premessa: Filippo È un velocista resistente, non un velocista puro, come ad esempio i due
sudafricani, Schoeman e Neethling”. È davvero l’erede di Lamberti, perfino come struttura fisica: “Sì, qualcosa di simile c’È. Ma Giorgio È ancora più resistente, Filippo È più veloce”. La leggerezza di Magnini si esprime bene in vasca, grazie ad un’acquaticità superiore alla media, determinata anche dal basso peso specifico del suo corpo
(un dato che viene fuori da vari parametri). “Ma la sua forza È la coordinazione naturale che si ritrova, la sensibilità in acqua” ripete Rossetto e, soprattutto, “la gambata, la battuta delle sue gambe”. Per dirla con Marco Bonifazi, docente di Fisiologia dello sport, “gli spettatori vedono la rimonta dell’azzurro. In realtà lui mantiene costante la propria nuotata, mentre sono gli altri a calare”. Magnini conserva la sua frequenza di cicli, che va da 50 a 56 (il ciclo
comprende la mezza bracciata col braccio destro, e la mezza bracciata col
braccio sinistro), “e la sua È una bracciata distesa, perché ad un nuotatore delle sue caratteristiche non serve aumentare la frequenza,
quanto mantenerla costante”» (Paolo Rossi).