Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
LUZZATI
Emanuele Genova 3 giugno 1921. Scenografo, illustratore ecc. • «Poeta artigiano conosciuto nei teatri di mezzo mondo, gran signore dolce gioioso
freschissimo, è un viaggiatore nei mestieri legati alla visualità, non solo scenografo di centinaia di spettacoli e di opere liriche, ma anche
cartellonista, ceramista, addirittura decoratore di navi oltre che autore di
raffinati cartoni animati (Pulcinella e La gazza ladra gli sono valsi due candidature all’Oscar). Tra le tante attività, ha sempre detto di prediligere l’illustrazione, anche dei parchi delle città come il giardino di Santa Margherita Ligure che ha trasformato nel bosco
incantato del Flauto magico di Mozart. Ma comunque da “pittore applicato”, da giocoliere dell’immagine che ama il ruolo dell’interprete: di un autore, di una storia, di una musica. Per decifrare il suo
ricco mondo d’autore che trascina nella condizione poetica dell’infanzia, si sono buttati in campo i nomi di Picasso, di Rousseau, di Chagall e
di altri, partendo dall’espressionismo e finendo con la Pop Art» (Luciana Sica) • «Credo che tutte le letture importanti della mia vita risalgano al periodo in cui
ero rifugiato in Svizzera, venendo via dall’Italia delle leggi razziali. Ero a Losanna intorno ai vent’anni, seguivo una scuola d’arte applicata e proprio lì, da allievo, feci una mia prima illustrazione del Decamerone...» • «Mia sorella ha 7 anni meno di me, c’è un rapporto di protezione, io le facevo sempre i burattini, i pupazzi, ero il
burattinaio; a volte li compravamo, le raccontavo le storie delle opere, dovevo
tagliare là dove pareva che i protagonisti non si sposassero, altrimenti piangeva. Da
studente a Losanna avevo ideato, con i compagni, una pantomima di Salomone e la regina di Saba, Fersen aveva scritto il testo, Guido Lopez lo aveva letto, come attore c’era Aldo Trionfo, lì per lì fu un successo, tra i profughi, poi la rifacemmo in Italia, all’Augustus di Genova, e a Milano. Con Lea Lebowtiz ho cominciato a lavorare davvero per il teatro, senza fare gavetta, Gassman
vide lo spettacolo, voleva mettere in scena un Peer Gynt e mi domandò se volevo fare le scenografie, c’erano Sbragia, Albertazzi, grandi attori, così sono entrato dalla porta grande. La fortuna era il dopoguerra, c’era voglia di vivere e di fare, le porte erano davvero aperte, tutto
ricominciava, oggi è diventato tanto difficile per i giovani» (da un’intervista di Fiorella Minervino).