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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

LUGARESI

Edmeo Cesena 30 aprile 1928. Imprenditore. Grande esportatore di frutta. Presidente
del Cesena calcio dall’80 al 2002 (con qualche campionato di serie A) • «Siamo tutti uomini umani» • «Edmeo Lugaresi divenne presidente del Cesena nel 1979, quando rilevò le quote di zio Dino Manuzzi che era presidente dal 1964 e al quale oggi è dedicato lo stadio di Cesena. Sotto la reggenza di questi due esportatori di
frutta (tra i più importanti d’Italia), la squadra romagnola visse dai primi anni Settanta ai Novanta, facendo
l’altalena tra la A e la B e senza mai spendere grosse cifre. Edmeo divenne noto
al grande pubblico nella seconda metà degli anni Novanta, quando ormai era iniziato il declino del Cesena - che
avrebbe conosciuto anche la C - grazie alla Gialappa’s Band, che fece del vulcanico Lugaresi una divertente maschera dall’incredibile linguaggio, infarcito di dialetti e strafalcioni. Frasi come “dopo due partite eravamo scondultimi” e “giochiamo in Provenza... in Provenza di cosa?” divertirono il pubblico di
Mai dire gol che si affezionò all’insolito imprenditore trasformandolo in una specie di mito. Ancora oggi, che ha
78 anni ed è presidente onorario, continua a dimenarsi in tribuna e a tifare con l’entusiasmo di un ragazzino» (Roberto Pavanello) • «Presi Marcello Lippi nell’89. A dire il vero era la mia seconda scelta. La prima era Fabio Capello, che
all’epoca faceva il dirigente del Milan. Ma Berlusconi non volle lasciarmelo e
allora scelsi Lippi, che era in C alla Carrarese. Aveva un carattere spigoloso,
all’epoca, ma era un mago a preparare la partita»
• «Bagnoli è stato il mio primo allenatore. Un uomo onesto, un grande tecnico. Lo scudetto
che ha vinto a Verona è uno dei pochi miracoli del calcio italiano. Osvaldo, poi, ha deciso di farsi da
parte per non trascurare la propria famiglia: una scelta che testimonia la
grandezza dell’uomo. Bigon, al contrario, è stato bravo e fortunato. La sua fortuna è stata quella di allenare il grande Napoli di Maradona. Marco Tardelli era molto
giovane quando arrivò in Romagna. Pensava e si comportava da calciatore. La gente di Cesena lo vedeva
in giro la sera insieme ai giocatori e iniziò a contestarlo. Quello è stato il suo unico errore» (da un’intervista di Alessandro Burioli).