Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
LORENZI
Benito Borgo a Buggiano (Pistoia) 20 dicembre 1925. Ex calciatore. Con l’Inter ha vinto due scudetti (53, 54). In Nazionale 14 presenze e 4 gol • «Il pallone era come il pomello della cucina economica, gli accendeva la fascina
dei nervi e il sangue ci metteva niente a bollire; era allora che a Benito
Lorenzi saltava il coperchio. E le gesta del campo finivano in scintille e
alterchi, in multe ed espulsioni» (Cesare Fiumi) • «I Lorenzi avevano un negozio di generi alimentari, tre figli, quello entrato
nella storia è il secondo. Si chiama Benito, ed è del 25, ma tutti lo conoscono come “Veleno”. Diritti d’autore alla mamma Lida, che non ci aveva messo molto per intuire il carattere
bellicoso di quel figlio magrolino, dotato di accensione automatica senza
neanche il bisogno di un fiammifero o di un pretesto» (Marco Pastonesi) • La seconda partita in serie A è un Inter-Juve. «Due palloni, e due volte Angeleri mi falcia. Arriva il massaggiatore Della Casa:
“Lorenzi, lei è un entusiasta del calcio, ma questo vale poco. Reagisca. Siamo in serie A”. Scalcio Rava, terzino della Juve e della Nazionale, lui è così inviperito che mi tira un pugno, io mi abbasso e lui colpisce, in piena faccia,
il mio compagno Quaresima» • «A Milano abitavo in un appartamento dell’Inter, in via Olmetto. Due camere da letto: un anno nella prima, enorme, stavamo
io, Ghezzi e Padulazzi; nella seconda, più piccola, solo Skoglund. Io ero stato messo lì per controllare il viavai. Ma Skoglund era difficile da controllare, in campo e
fuori» • «Ricordate la rovesciata di Carletto Parola, quella sulle bustine delle figurine
Panini? Anch’io ne facevo così. Solo che Parola le faceva a terra, io in aria, di destro e di sinistro. Eppure
Gianni Brera non perdeva occasione per scrivermi contro. Finché un giorno usai le sue stesse armi. E firmai un articolo contro di lui. Da
allora mi lasciò stare».