Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
LITTIZZETTO
Luciana Torino 29 ottobre 1964. Attrice. Comica. Nel 2006 vista in tv a Che tempo che fa (il programma di Fabio Fazio su Raitre) • Laureata in Lettere (tesi su La mitologia della notte della luna nel melodramma romantico del primo ’800), ex professoressa, cominciò timidamente con un grosso insuccesso ad Avanzi. Poi vennero Cielito Lindo e Ciro. Quindi il successo con Mai dire gol. Infine la consacrazione con Quelli che il calcio • «La popolazione femminile le deve eterna gratitudine, per aver rivalutato in un
libro le “donne verdura” (pomodoro, patata, peperone, zucchina) “che anche in barattolo conservano il gusto e durano per anni”, rispetto alle “donne fiore”, le bellissime “che quando appassiscono fanno solo tristezza”. Gli uomini strapazzati le chiedono consigli per migliorare» (Silvia Fumarola) • «Ho fatto tutta la mia bella gavetta senza sconti. Non avevo nessuna carta
vincente, arrivo da Torino e di Torino, si può dire?, chissenefrega. I miei facevano i lattai, non ho avuto fidanzati
importanti, non sono bellissima. È stata dura, all’inizio non sei niente di tutto quello che c’È in giro. Sei un Ufo. A me È sempre piaciuta tantissimo Bice Valori, Franca Valeri ha un’energia pazzesca. E poi mi piace Sandra Mondaini» (Silvia Fumarola)
• «Il primo che ha creduto davvero in me È stato Gregorio Paolini con Ciro, il figlio di Target: lì avevo solo un minuto ma quella È stata una svolta molto importante per la mia carriera. A parte un nonno
barzellettiere, i miei hanno quella comicità involontaria delle persone normali a una certa età. Ero a Ciro, il figlio di Target e c’erano i Cavalli Marci che avevano non poco potere. La prima frase che mi hanno
detto, giusto per mettere le cose in chiaro da subito, È stata: “Noi siamo 10 uomini e non abbiamo mai avuto bisogno di una donna”. Quella volta lì ho pure pianto per la frustrazione e la rabbia; ma poi abbiamo lavorato bene
insieme» (da un’intervista di Silvia Ballestra) • «Saper dare delle randellate È necessario. Soprattutto in tv. La prima volta che sono calata giù da Torino alla Rai di Roma ero come Heidi in visita alla capitale: che bello,
tutti amici. E invece: disastro. A Cielito Lindo nel 93 non volevano le donne. Ma pure a Ciro i comici non volevano una donna. Dopo un po’ ti prudono le mani» (da un’intervista di Raffaela Carretta) • «Il mio sogno era quello di leggere gli sceneggiati alla radio. Ero una ragazzina
gracile, stavo spesso a letto e sentivo alla radio racconti come E le stelle stanno a guardare e mi appassionavo. Ma i miei non capivano, loro erano lattai, volevano altre
cose. Ho studiato, mi sono diplomata al Conservatorio, poi ho fatto altro. Una
volta ho fatto l’apertura ad uno spettacolo di Franca Valeri. Ero emozionatissima, ho fatto il
mio numero, poi È arrivata lei in scena, un applauso lunghissimo. E lei, con la voce sommessa, “Grazie, un po’ me l’aspettavo”. La trovo grandissima» (da un’intervista di Maria Pia Fusco)
• «Noi rimaniamo saltimbanchi. I buffoni del re prendono in giro il re da sempre,
poi ogni tanto lui taglia la testa a qualcuno, ma nessuno vuole insegnare
niente a nessun altro. Siccome la politica diventa spettacolo, allora chi fa
spettacolo fa anche un po’ politica» • «Non ho ambizioni di regia. Non sono neanche capace a fare le foto. E non credo
sia vero, come dicono molti dell’ambiente, che per esordire nella regia basti trovarsi un buon direttore della
fotografia. Non È così. Il cinema È un’altra cosa, c’È tanto da imparare e c’È bisogno di qualcuno che ti guidi e che ti faccia crescere. Se sei un
personaggio noto ti chiedono subito di fare il regista, ma È come chiedere a un nano di fare il cestista»
• «L’amore degli sconosciuti mi fa andare in ansia. E questo È il motivo per cui odio fare teatro: l’idea di tutta quella gente che ha pagato per vedermi mi inorridisce. Penso:
questi qui mi vogliono bene, che cosa vogliono da me? E mi viene il panico» • «A cosa serve un comico? Ad allietare, non ad insegnare. Una signora mi ha detto:
“Ho fatto la chemio, ma domenica mi hai fatto ridere”. Ero contenta. Mio cugino È medico: dice che sui comodini ci sono quasi solo libri di comici. La gente
quando sta male ha bisogno di quelle cose lì» • «I miei genitori non vengono mai a vedere i miei spettacoli, non sono granché interessati a quel che dico in tv. Ma quando ho fatto la tedofora — in giro per le strade di Torino con la fiamma olimpica in spalla — li ho visti lì, in mezzo alla gente e mi sono messa a piangere. Loro due mi commuovono» • «Non voglio una vita tutta sbilanciata sul lavoro, ci sono anche famiglia e
affetti. Invece pensi sempre e solo a quello: È la maledizione dei mestieri belli, che sono anche degli hobby» • «Vedere il lato comico della vita È un esercizio. Scegliere tra vaudeville o tragedia. Non destra e sinistra, o
rock e lento. Decidere da che parte mettersi non È facile. Ma vedere le cose dal lato comico È un buon esercizio per sopravvivere» • È alta un metro e 58 «Con un top della Stefanenko io mi faccio una gonna con lo strascico. Ho il 33 di
scarpe: trovo solo modelli con le stelle alpine e i cuoricini o pesco dal
guardaroba di Barbie» • Juventina.