Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
LEVI Arrigo Modena 17 luglio 1926. Giornalista. Scrittore. Esordio con l’Italia libera di Buenos Aires (dove nel 42 si era trasferito con la famiglia per sottrarsi alla persecuzioni razziali contro gli ebrei), arruolatosi nell’esercito israeliano ha combattutto la prima guerra d’indipendenza contro i Paesi arabi (47-49)
LEVI Arrigo Modena 17 luglio 1926. Giornalista. Scrittore. Esordio con l’Italia libera di Buenos Aires (dove nel 42 si era trasferito con la famiglia per sottrarsi alla persecuzioni razziali contro gli ebrei), arruolatosi nell’esercito israeliano ha combattutto la prima guerra d’indipendenza contro i Paesi arabi (47-49). Un’esperienza alla sezione italiana della Bbc, ha collaborato alla Settimana Incom per poi passare alla Gazzetta del Popolo e al Corriere della Sera (55, come corrispondente da Londra, poi da Mosca). Inviato del Giorno, dal 73 al 78 ha diretto la Stampa. In tv è stato conduttore e coordinatore del Tg Rai, memorabili i suoi servizi sulla Guerra dei sei giorni combattuta nel 67 da arabi e israeliani, nell’81 ha condotto (con Vittorio Citterich) il settimanale Tam tam, dall’82 all’87 è stato in Fininvest (Punto sette, Tivù tivù, una vita), tornato in Rai ha, tra l’altro, collaborato con Mixer, dal 99 è consulente per la comunicazione della presidenza della Repubblica • «Saggista e inviato poliglotta di vasta esperienza internazionale, a lungo titolare di un’autorevole rubrica sulla rivista americana Newsweek, volto popolare e molto rimpianto d’un giornalismo televisivo di alta qualità. Direttore della Stampa nei più drammatici anni di piombo, ebbe l’idea di fondarvi Tuttolibri, il primo settimanale italiano interamente dedicato alla produzione editoriale» (Alberto Sinigaglia) • «La teoria di Ruggero Orlando, che metteva puntualmente in pratica, era che bisognava arrivare in ritardo in ufficio e scrivere il testo all’ultimo momento, qualche volta senza avere neppure il tempo di completarlo, soprattutto, in modo da non riuscire a rileggerlo. Quel tanto di improprietà ed errori che si insinuano in un pezzo scritto alla garibaldina e non riletto sono infatti per l’ascoltatore la garanzia dell’autenticità, lo rendono credibile e comprensibile come non lo sarebbe un testo più limato e raffinato».