Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

LERNER

Gad Beirut (Libano) 7 dicembre 1954. Giornalista. Conduttore de L’infedele (La7). Scrive su Vanity Fair. Ex direttore del Tg1 (giugno-ottobre 2000), ha
iniziato a Lotta continua, poi ha scritto per il Manifesto e l’Espresso, La Stampa, condotto sulla Rai i programmi Passo falso, Profondo nord, Milano Italia, Pinocchio, ha scritto su Repubblica e Corriere della Sera, condotto con Giuliano Ferrara Otto e mezzo • «Un carattere spigoloso, che risulta un po’ antipatico a chi preferisce il buonismo imperante. Un passato da ribelle che
non rinnega anche dopo aver attraversato le stanze del potere» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Ascoltato fabbricatore di opinioni, politicamente a modo, ribadisce i concetti
di assoluta laicità democrazia e antifascismo. Cordaro, nel senso delle cordate editoriali,
protegge e promuove un’etica giornalistica comunque gravata dalle inchieste dal sociologismo e dalle
intolleranze intellettuali. Non è il nuovo Giorgio Bocca, anche perché ha letto Spinoza. Dà del cafone ai suoi ospiti dicendo: “Se si alza in piedi è più gentile” e non batte ciglio, invece, quando dal pubblico dicono “progetto ecosolidale”. è di Milano, ma sembra di Torino» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «Si tratta di un rarissimo esemplare di serpenonte, ossia di serpente incrociato
con un camaleonte. Specializzato in camuffamenti rapidi, sempre imprevisti,
sempre redditizi. Da giovane, il Serpenonte è stato un rivoluzionario estremista. Negli anni Settanta ha combattuto con furia
il capitalismo nostrano, in primis la Fiat. La dipingeva come un lager nazista,
dove si sterminavano i proletari. Se qualcuno scriveva che a Mirafiori erano
soprattutto i capi a rimetterci le gambe e spesso la pelle, il Serpenonte
strillava: è tutto falso, credete soltanto a noi che facciamo la lotta continua contro quell’aguzzino di Agnelli. E quando è passato al suo primo giornale borghese, L’Espresso, seguitò a sparacchiare articoli livorosi contro l’Avvocato e il suo super-kapò, Cesarone Romiti, che col cappuccino si mangiavano, ogni mattina, un operaio
del quinto livello. Ma i tempi richiedevano camuffamenti ardimentosi. E il
Serpenonte passò nientemeno che al giornale di Agnelli & Romiti, da vicedirettore. Qui scoprì le delizie del pappa-e-ciccia con i padroni che aveva sempre odiato. Il
santuario di Villar Perosa, dimora del sovrano di Mirafiori, lo faceva sognare
di giorno. Provò l’emozione di librarsi in cielo con l’Avvocato, sul suo elicottero, e ci scrisse un articolo sbavante. Cominciò ad alzare tronetti televisivi a Romiti. Vergò a Bettino Craxi una lettera che persino il Foglio di Giuliano Ferrara bollò come “untuosa” e un po’ “ruffiana”. Infine si preparò per tempo alla vittoria dell’Ulivo, pianta congeniale al Serpenonte quant’altre mai» (Giampaolo Pansa)
• «Da Vespa vanno tutti, al mio Pinocchio facevo molta più fatica. Era una platea turbolenta, rischiosa. Poteva capitare persino che un
politico della sinistra fosse investito dalle domande di un imprenditore del
Nord-Est» • «Io sono un ebreo fortunato, un italiano che ha vissuto da apolide per metà della sua vita, un ex militante di Lotta continua che non ha motivi di
vergognarsi. Da sedicenne stavo in un movimento diverso, il gruppo Gramsci. Un
ambiente molto interessante. C’erano intellettuali, economisti, filosofi. Ginnasio al Parini, liceo al Berchet.
Una bocciatura. Un anno alle scuole serali dove ho conosciuto ragazzi molto
diversi da me, come quell’operaio del Sud che mi mostrava con orgoglio le mutandine di pizzo che gli
mandava la sua fidanzata. Le teneva sempre in tasca. Calabresi lo hanno ucciso
nel 72. Io sono entrato in Lotta continua nel 73. Lotta continua mi ha dato più di quello che mi ha tolto. Ero imbranato con le ragazze, timido. Nella politica
ho trovato il terreno sul quale farmi ascoltare. Se in televisione non mi turba
una platea urlante, lo debbo alle assemblee»
• «Divoravo libri. Mi sollecitava la mia famiglia. Ero un bambino un po’ rachitico e molto emotivo. A pallone giocavo in porta. Ho alcune passioni nella
narrativa, tra cui l’israeliano Yehoshua di cui attendo con ansia il Nobel. Seguo molto il dibattito
sul revisionismo storico. Ammiro i registi e gli scrittori che sanno
raggiungere tutti occupandosi di temi alti. Penso ai film di Spielberg che
riporta nel Novecento l’esperienza divulgativa di altissimo livello che fu di Tolstoj nell’Ottocento» (Alain Elkann)
• Ha inventato, con Milano-Italia, il genere della serata inchiesta: scelto l’argomento, venivano invitate a far platea tutte le persone che, in un’inchiesta di quotidiano, sarebbero state intrvistate • “Gad” è una delle dodici tribù di Israele • Interista.