Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
LEDDA Gavino Siligo (Sassari) 30 dicembre 1938. Scrittore. Famoso soprattutto per Padre padrone (75), libro che raccontò al mondo la vita vera e terribile di un bambino-pastore che il padre strappa dalla scuola e fa tornare in montagna col gregge • «A scuola mi spiegarono che esistevano le parti del discorso, che dovevo fare a pezzi la lingua… Con l’italiano lasciai perdere, ma col sardo mi ribellai… Io parlo, penso e sogno in sardo: Padre padrone lo tradussi mentalmente dal sardo, per me quel libro è solo una traduzione… Tutte le parole del dolore, della gioia, dell’amore, dell’astuzia, della pazienza, sono state concepite in sardo… e credo che quel libro sarà scritto davvero solo quando sarà uscito nella sua vera lingua, con traduzione a fronte» • «Mi ero appena laureato a Roma, avevo compiuto un percorso che nessun pastore aveva fatto
LEDDA Gavino Siligo (Sassari) 30 dicembre 1938. Scrittore. Famoso soprattutto per Padre padrone (75), libro che raccontò al mondo la vita vera e terribile di un bambino-pastore che il padre strappa dalla scuola e fa tornare in montagna col gregge • «A scuola mi spiegarono che esistevano le parti del discorso, che dovevo fare a pezzi la lingua… Con l’italiano lasciai perdere, ma col sardo mi ribellai… Io parlo, penso e sogno in sardo: Padre padrone lo tradussi mentalmente dal sardo, per me quel libro è solo una traduzione… Tutte le parole del dolore, della gioia, dell’amore, dell’astuzia, della pazienza, sono state concepite in sardo… e credo che quel libro sarà scritto davvero solo quando sarà uscito nella sua vera lingua, con traduzione a fronte» • «Mi ero appena laureato a Roma, avevo compiuto un percorso che nessun pastore aveva fatto. La cosa aveva fatto notizia, ma io non ci pensavo, volevo solo raccontare la mia storia. Feltrinelli intuì il grande libro, Cesare Milanese cominciò a lavorare sul testo, ma io non volevo modifiche, litigai e scomparvi per un anno, mi diedi alla latitanza a Cagliari. Quando mi ritrovarono erano disposti a tutto. Dissero: faccia lei. Ma io avevo riflettuto, e accettai di tagliare alcune ripetizioni. Mio padre ed io andiamo d’accordo, l’incompatibilità fra noi è stata una caricatura dei giornali. Io sono come lui, il nostro rapporto con la pastorizia è rimasto lo stesso. Ha un carattere forte papà… ha cominciato a lavorare a sei anni, ha imparato a non chiedere niente a nessuno… Certi pastori sono principi, re… sono padroni assoluti del loro spazio e della loro vita» (da un’intervista di Paolo Rumiz).