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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

LAUZI Bruno Asmara (Etiopia) 8 agosto 1937. Cantante. Autore. «Siamo diventati cantautori per disperazione, perché non ci piacevano le canzoni» • «Ho cominciato a 13 anni, aiutato da mia madre, nel 50

LAUZI Bruno Asmara (Etiopia) 8 agosto 1937. Cantante. Autore. «Siamo diventati cantautori per disperazione, perché non ci piacevano le canzoni» • «Ho cominciato a 13 anni, aiutato da mia madre, nel 50. Poco dopo scrissi la mia prima canzone, Il poeta, alcuni dicono sia la più bella. La più famosa? Forse Ritornerai. A questo proposito vorrei ricordare quattro consigli ricevuti nella mia carriera. Uno da Renato Carosone. Una sera chiesi scusa al pubblico perché ebbi dei problemi nel mettermi a tracolla la chitarra, e lui mi disse: “Non bisogna mai chiedere scusa, bisogna saper governare il palcoscenico”. Un giorno incontrai Eros Macchi. Mi disse: “Visto che fai la televisione ti guardano con occhi stellati, se fossi tu a veder lavorare loro li vedresti tu con occhi stellati”. Il terzo consiglio arrivò dalla Valente che mi disse: “Scriva bene, diventerà bravo, ma si ricordi che al mondo ci sono sempre persone più brave, e quando le incontra si faccia servire da loro”. Il quarto consiglio me lo dette Toffolo, che faceva l’ubriaco al Derby. Gli dissi: “Fai sempre quella parte, cambia qualcosa. E lui: io non devo cambiare, deve cambiare la gente davanti, il pubblico deve riconoscere, non conoscere”» • «Faccio parte della scuola genovese. Una scuola senza maestri e senza allievi, che ha fatto in qualche modo la canzone italiana moderna. È stata capitanata da Giorgio Calabrese, autore di testi, e da Gianfranco Reverberi, musicista. Ci siamo formati Tenco, Paoli, Bindi ed io. Fabrizio De André era ancora troppo giovane. Da Milano arrivavano a Genova Gaber e Jannacci e da Trieste Endrigo. Io sono l’ultimissimo arrivato, il gruppo scriveva e musicava, io dovevo fare il cronista al seguito del gruppo. Per caso una mia intuizione ha creato un grande scompiglio. Ho scoperto che il genovese assomigliava al brasiliano nella sua cadenza e così inventai O frigideiro. Questa trovatina modificò la canzone popolare genovese che oggi si basa all’80 per cento sulla canzone brasiliana» • «Nel 70 sono approdato alla casa musicale Numero Uno fondata da Battisti e Mogol e lavorammo insieme. Loro hanno scritto per me cinque canzoni, e due sono fondamentali: E penso a te e Amore caro, amore bello» • «Ho un enorme rispetto per Celentano, ma È come se parlassimo di un documentario sulle formiche in Australia. È un altro pianeta. L’unica volta che l’ho visto eravamo dietro le quinte, a Salsomaggiore, e lui disse: “Esco, mi guardo le scarpe e li faccio morire dal ridere”. E così fece» • «Ho molto talento nel creare canzoni per le donne. Per la Vanoni L’appuntamento e Dettagli. Per Mia Martini Piccolo uomo e Almeno tu nell’universo» (da un’intervista di Alain Elkann) • «Un giorno mi ha fermato una mamma con un bambino. Quando lei gli ha detto: “Questo È quello che canta La tartaruga” il piccolo ha risposto: “Ninjia?”».