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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

LANZILLOTTA

Linda (Belinda) Cassano allo Ionio (Cosenza) 7 settembre 1948. Politico. Deputato. Dell’Ulivo. Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali nel Prodi II.
Moglie di Franco Bassanini • «Faccio fatica, mi manca una moglie accanto senza grilli per la testa» • «L’esempio su cui Linda ha modellato la vita è lo zio Giuseppe Carbone, che fu presidente della Corte dei conti, dopo avere
occupato svariatissime poltrone. Dalla nativa Cassano Ionio, famosa in Calabria
per le cave di gesso, la fanciulla si trasferì a Roma. Frequentò il Tasso, liceo dei figli di Mussolini, che si emendò nel dopoguerra formando legioni di borghesi di sinistra. Si iscrisse
svogliatamente a Legge e finì per laurearsi in Lettere. A quel punto era pronta per il tran tran dell’insegnante. Ma lo zio Giuseppe la salvò, timonandola sulla strada maestra del Palazzo. Carbone è il prototipo del grand commis. Fu funzionario della Camera, del Quirinale,
consigliere di Stato, capo della Corte dei conti. Era vicino al socialista
Antonio Giolitti, un transfuga del Pci dopo i fatti d’Ungheria, che all’epoca a cui ci riferiamo, 71, sedeva sulla poltrona di ministro del Bilancio.
Così, lo zio piazzò la nipote dall’amico. Capo dell’ufficio legislativo di Giolitti era Giuliano Amato, brillante professorino. Con
lui Linda si fece le ossa e si appassionò una volta per sempre alla finanza pubblica. Nel giro di Carbone c’era anche Franco Bassanini, che allora era un democristiano seguace di Carlo
Donat-Cattin e pupillo di Mario Toros. Fin dal debutto, perciò, Lanzillotta si trovò accanto gli uomini a cui legherà vita e carriera. Restò al ministero dieci anni. Poi, sulle orme dello zio, fece il concorso per
funzionario di Montecitorio. Fallì il primo tentativo ma, caparbia nell’imitazione, ritentò, riuscendo prima. Era l’82. Tal quale il congiunto, presto divenne segretaria della Commissione
Bilancio, a lungo guidata dal dc Paolo Cirino Pomicino, col quale andò sempre d’accordo. Si fece invece detestare dalla presidente comunista della Camera, Nilde
Iotti, pur essendo vicina alla sua parrocchia. Di una pignoleria al cubo,
Lanzillotta le creava un problema regolamentare all’ora, con questioni di ammissibilità, procedure e altre amenità. La sua rompiscatolaggine le procurò un incidente il giorno in cui dal Colle Sandro Pertini bocciò un provvedimento della commissione, per mancanza di copertura finanziaria. L’addetto del Quirinale a questa verifica era proprio lo zio, all’epoca capo dell’ufficio legislativo. Tutti sospettarono la nipote di avergli dato la dritta. Se
ne convinse, ma senza prove, il presidente della Commissione Bilancio, che non
era ancora Pomicino, ma Giuseppe La Loggia, padre di Enrico. Era un gentiluomo
mite e profumato di colonia, però uscì dai gangheri. Per un po’ Linda fu esiliata ai resoconti parlamentari. Riammessa alla Commissione
Bilancio, si trovò accanto Bassanini, che nel frattempo non era più democristiano, aveva concluso una parentesi nel Psi, era approdato alla
Sinistra indipendente e si apprestava a diventare comunista. Malgrado questi
saltelli, Cupido non sbagliò mira e nacque la coppia. Gli anni Novanta furono quelli del loro trionfo.
Franco entrò nel gran giro politico dei sottosegretari e dei ministri. Linda ha preferito l’amministrazione. Dopo averci passato 12 anni, la Camera le era diventata
stretta. Così raggiunse Francesco Rutelli, che aveva frequentato a Montecitorio, entrando
alla fine del 93 nella sua giunta. Ovviamente, all’assessorato del Bilancio» (Giancarlo Perna)
• è rimasta volontariamente fuori dal Parlamento nella XIV legislatura • La figlia, nata nel 1980, si chiama Camilla.