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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

LA RUSSA

Ignazio Paternò (Catania) 18 luglio 1947. Politico. Avvocato penalista, patrocinante in
Cassazione, ex leader del fronte della Gioventù, nel 92 eletto deputato con l’Msi-Dn, poi, dal 94, con An • Figlio di Antonino La Russa, avvocato e federale di Paternò, poi senatore del Msi. «Avevo dieci anni quando papà mi fece pronunciare un discorso da un palco, alla vigilia di un’elezione comunale» • Parte civile nei processi contro le Brigate rosse per gli assassinii di Ramelli
(Milano), Miralucci e Mazzola (Padova) • Fautore convinto della svolta di Fiuggi, che trasformò il Msi in An (ha presieduto l’assemblea congressuale che ha dato origine al partito). Sostiene di essere
impegnato soprattutto su sicurezza dei cittadini, immigrazione, riduzione del
peso fiscale, tutela dell’identità nazionale, libere professioni. Molto telegenico, è tra i più invitati ai dibattiti televisivi • «Fino al 94 sulla Navicella il suo nome di battesimo era: Ignazio, sì, ma anche Benito. (E Maria, tanto per complicare le cose). Poi, più o meno in coincidenza con il lavacro di Fiuggi, Benito è scomparso. Per cui oggi l’onorevole La Russa, già Benito (e Maria), rischia soprattutto di essere “Gnazio”. Così lo ha in pratica ribattezzato Fiorello, facendo risuonare l’appellativo alla radio e in tv. E la domanda — certo maliziosa anche se pienamente legittimata dall’andazzo della vita pubblica italiana — è la seguente: sarebbe La Russa diventato (ugualmente) coordinatore di An senza
la popolarità regalatagli dal popolarissimo Fiorello? Ora, “digiamolo” pure, nessuno intende qui sopravvalutare il potere dei comici sugli
organigrammi dei partiti. Lo stesso ex presidente della Camera Casini, una
volta, fece lo spiritoso in aula: “A dire il vero non capisco se l’onorevole collega che sta parlando è La Russa o Fiorello”. Però è anche vero che pochi altri personaggi incarnano, come La Russa, il senso
profondo di una trasformazione della politica nel senso degli spettacoli.
Nessun’altra carriera trasmette anche a destra l’idea che il lunghissimo dopoguerra, con le sue sacre esclusioni e le altrettanto
inviolabili auto-esclusioni, è arrivato al capolinea. Nell’immaginazione, più che Mussolini, La Russa rimpiazza semmai De Michelis. Il grande pubblico non sa
bene cosa propone, ma ne riconosce immediatamente la faccia, gli occhi azzurri,
la barbetta mefistofelica, le smorfie, la voce roca, l’accento siculo-milanese, perfino il curioso nome che, a sua volta,
Ignazio-Benito ha affibbiato al suo primogenito: Geronimo. Cosa c’entra più il fascismo? Da “uomo nero” La Russa si è trasfigurato in “uomo in vista”, uomo televisivo di prima serata, vip mondanissimo, beniamino di Novella 2000.
In questo perfino l’aspetto tra il saraceno e l’orientale l’aiuta, se è vero che uscendo dal Ketum Bar un romanissimo avventore l’ha apostrofato: “Ahò, a’ bin Laden!”» (Filippo Ceccarelli)
• «L’Unità, senza neppure un accenno di sorriso, si era appellata, sia pure dopo ventidue
pagine di paziente scorrimento, all’antifascismo di Fiorello perché smettesse di imitarlo: “Non si possono dare attestati di simpatia a un post-fascista, a un erede di
Mussolini”» (Francesco Merlo) • Nel luglio 2005 messo nei guai dal cronista del Tempo che orecchiò al bar una sua conversazione con Matteoli e Gasparri, in cui Fini veniva
definito «malato» (per via di una presunta storia d’amore col ministro Stefania Prestigiacomo che aveva riempito le pagine dei
giornali), debole nelle trattative con gli alleati e succubo di Berlusconi («bisognerebbe prenderlo a schiaffi»). Fini gli promise «lacrime e sangue», i tre sostennero di essere stati «falsificati». Non successe poi quasi niente
• «Ah, La Russa ha il premio del presenzialismo. Tra i potenti è imbattibile. Circondato sempre da belle donne. E più la serata procede, più lui si carica. Instancabile» (il fotografo Umberto Pizzi) • Tre figli, Geronimo, Lorenzo e Leonardo • Interista • Tutte le sere a spasso almeno un’ora con la sua cagnetta Fiamma.