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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

IDEM Josefa Goch (Germania) 23 settembre 1964. Canoista. È diventata italiana nel 90 sposando il suo allenatore, Guglielmo Guerrini

IDEM Josefa Goch (Germania) 23 settembre 1964. Canoista. È diventata italiana nel 90 sposando il suo allenatore, Guglielmo Guerrini. Medaglia d’oro del K1 500 alle Olimpiadi di Sydney (2000), argento a quelle di Atene (2004), bronzo a quelle di Atlanta (96). Da tedesca aveva vinto un bronzo nel K2 500 a quelle di Los Angeles (84). Dal 2001 assessore allo sport del Comune di Ravenna. Ad agosto 2006, ormai quasi quarantaduenne, ha vinto ai campionati del mondo la medaglia d’argento del K1 500 metri. Un mese prima aveva vinto il bronzo europeo del K1 1000 • «Nessuna donna italiana ha vinto quanto lei tra Mondiali e Olimpiadi. Meglio della Compagnoni, meglio di tutte le altre» (Massimo Oriani) • «Ricordo sempre una cosa che mi diceva un ragazzo che andava in canoa con me: se il sogno ce l’hai dentro, avrai anche la forza per realizzarlo. E così È stato anche per me. Ho sempre creduto di poter fare grandi cose, anche se, a dire il vero, non pensavo di durare così a lungo. Ho avuto problemi fisici quando ero giovane, diciamo dai 22 ai 26 anni, dovuti a sovrallenamento» • «Ha avuto un solo idolo: Wilma Rudolph che vinse a Roma, dopo che i medici le avevano detto che con la poliomielite non avrebbe mai corso veloce. Josefa che quando parla del suo primo bronzo a Los Angeles 84 (era con la Germania) prima premette: “Oh ricordatevi, c’era il boicottaggio”. Ex poliziotta, figlia di poliziotto. Una che se vede che gli altri sono bravi a fare una cosa, pensa subito di poterla fare anche lei. Perché il triplo impegno (mamma, atleta, assessore) o ti uccide o ti soddisfa pazzamente. Josefa, una che alla festa dei campioni organizzata dalla tv È stata la sola a protestare: “Perché in prima fila ci sono le soubrette con un seno esagerato, e noi sportive stiamo dietro?”. Non parlatele della canoa come sport disgraziato, di sacrifici solitari. Si sente una privilegiata. E vi dirà: “Mi stanca, ma non mi pesa”» (Emanuela Audisio).