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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

HILL Terence (Mario Girotti) Venezia 29 marzo 1939. Attore. Noto prima in coppia con Bud Spencer (fagioli western), recentemente come il Don Matteo della tv • Padre italiano, madre tedesca, infanzia a Lommatzsch, in Sassonia, con i nonni materni

HILL Terence (Mario Girotti) Venezia 29 marzo 1939. Attore. Noto prima in coppia con Bud Spencer (fagioli western), recentemente come il Don Matteo della tv • Padre italiano, madre tedesca, infanzia a Lommatzsch, in Sassonia, con i nonni materni. Dice di ricordare i bombardamenti di Dresda. Dai cinque anni in poi è ad Amelia, in Umbria, paese del padre. Debutta al cinema nel 51 con Vacanze con il gangster. Dopo un ruolo piccolo ma significativo nel Gattopardo di Visconti, viene chiamato per Dio perdona... io no in sostituzione di Peter Martell (Pietro Martellanza) rimasto ferito per una caduta da cavallo. Sul set di questo film conosce Lori Zwicklbauer, che sposa, e Carlo Pedersoli (Bud Spencer) con cui forma una delle coppie più fortunate del cinema italiano. Anche il film del lancio definitivo - Lo chiamavano Trinità - gli capita per caso. Per la sua parte Enzo Barboni voleva in un primo momento Franco Nero che in quel momento (1967) stava girando Camelot • Lungo periodo di depressione nel 1990 a causa della morte in un incidente stradale di Ross, il figlio di diciassette anni. Nel 1987 Ross aveva interpretato con lui Renegade - Un osso troppo duro • «Mai pensato di poter essere io, da solo, un fattore vincente. Ho visto troppi attori, assai più bravi di me, interpretare film che al botteghino non hanno fatto una lira. Non parlo per falsa modestia. è che un successo è sempre figlio di una buona combinazione: la storia, gli attori, la regia, il momento giusto» • «Quando giravo i film con Bud Spencer mi fermavano sempre le mamme per strada. Mi dicevano: “bravo, continui così, ai suoi film possiamo portare tranquillamente i bambini sapendo di non avere brutte sorprese”. Ricordo ancora una di queste, una mamma con degli occhi così sinceri, che mi diceva queste cose. Aveva uno sguardo intenso, era così vera che non l’ho scordata mai» • «“Per me il cinema è stato molto pesante - ho iniziato da piccolo e spesso invece di girare avrei voluto giocare con i miei amici - fin quando non ho incontrato Bud e sono diventato Terence Hill”. Un incontro al quale si deve forse il più longevo matrimonio artistico della storia del cinema italiano, probabilmente il più redditizio. Incassi favolosi nei cinema, audience intramontabili in tv, vendite estere senza paragoni per prodotti in lingua italiana, i due film che hanno reso famosa la coppia di Spencer e Hill. Chi ne celebrò il matrimonio? Si chiamava Enzo Barboni, era fratello di Leonida, uno dei direttori della fotografia che aveva contribuito alle immagini del neorealismo ( In nome della legge e Il cammino della speranza di Germi), e divenne in seguito famoso con lo pseudonimo di E.B. Clucher col quale firmò la regia dei film di Trinità. A Barboni e a Italo Zingarelli, ex pugile ed ex stuntman, ex produttore di film peplum, si deve la messa a punto di quella formula di successo che trasforma lo “spaghetti western” nel “fagioli western”, i legumi che Trinità e Bambino scaraventano avidamente in bocca con il mestolo. Il West barocco di Sergio Leone si trasforma in uno spettacolo di farsa in movimento che ha parentele più con le comiche del muto che con John Ford. Non a caso ne sono protagonisti assoluti due ex atleti: Carlo Pedersoli (che si chiamò Bud Spencer soprattutto per gratitudine nei confronti della sua birra preferita), nuotatore olimpionico a Tokyo e a Melbourne, ex centravanti della Nazionale di pallanuoto, e Mario Girotti (che si chiamò Terence Hill perché il suo agente trovò che richiamare un autore latino come Terenzio in un nome d’arte fosse un tocco di stile), ex atleta di ginnastica artistica, che fece controvoglia il suo primo film a 14 anni ( Vacanze col gangster, di Dino Risi, del 52). Il primo schianterà un cavallo dopo un giorno di riprese (“Si buttò a terra e si rifiutò di rialzarsi: si chiamava El Cordobez, non me lo scorderò mai”) ma avrà la soddisfazione di ritrovarsi in un film di Olmi nel ruolo di un narratore di fascino conradiano (in Cantando dietro i paraventi), il secondo lavorerà con Maselli (Gli sbandati), Visconti (Il gattopardo), a fianco di attori come Henry Fonda (Il mio nome è nessuno), o Gene Hackman (La Bandera) e diventerà il prete più popolare della fiction tv (Don Matteo). Ma non dimenticherà mai Trinità: “Ero introverso, impacciato e triste prima di incontrarlo: per me è stata una terapia. Siamo diventati una coppia assai più lentamente di quanto si immagini. In quel film, eravamo solamente dei personaggi fra tanti. Ma è proprio a partire da quello e dagli altri che abbiamo fatto con Giuseppe Colizzi (I quattro dell’Ave Maria, La collina degli stivali), che la gente ha cominciato a sorridere quando apparivamo insieme in scena. A quel punto scatta qualcosa che io stesso non ho mai capito fino in fondo: io divento il suo tormento e lui quello che può distruggere tutto tranne me. è qualcosa che ci ha garantito una fama incredibile, ma anche una gioia duratura”» (Mario Sesti) • «Facevamo un minuto o un minuto e mezzo al giorno di scazzottate. Se calcola che ognuna dura intorno ai dieci minuti, ci voleva più di una settimana per farne una. Era un balletto. Tanto è vero che, una volta letto il copione di Lo chiamavano Trinità, tutti quanti ci dicemmo che ci doveva essere qualcosa come la scazzottata finale di Sette spose per sette fratelli. Il maestro d’armi, Giorgio Ubaldi, dirigeva sul set a tempo di danza: 1, 2, 3, 4! 1, 2, 3, 4! Ogni pugno aveva un suo tempo» • «Don Matteo mi porta via un anno intero di lavoro. Troppo. Frassica, Flavio Insinna ed io stiamo pensando di trasformarlo in un film in due parti da trasmettere una volta all’anno, sul modello di “Montalbano”. Se ci riuscissimo avrei finalmente il tempo per girare il mio primo, vero, film».