Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
HACK Margherita Firenze 12 giugno 1922. Astrofisica. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia
HACK Margherita Firenze 12 giugno 1922. Astrofisica. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Professore emerito di Astronomia nell’Università di Trieste, accademico dei Lincei. «In un certo senso fare scienza è come andare a caccia dell’assassino, con lo scienziato nei panni dell’investigatore» • «Non sono stata un Einstein. Non ho fatto grandi scoperte. Ho portato, nel mio campo, un contributo al progresso della scienza. E l’ho fatta conoscere soprattutto ai giovani, che sono molto interessati e contenti di imparare qualcosa. Son riuscita a mettere su una scuola di ricercatori molto bravi. Ho fatto fare un salto di qualità all’Osservatorio astronomico di Trieste, che ho diretto per oltre 20 anni» • «Sono molto pratica e poco filosofa. Faccio il mio lavoro di ricerca con la curiosità di scoprire qualcosa dell’universo, di capire meglio le leggi che regolano la natura e la vita delle stelle. L’universo è qualcosa di così enorme, di così infinito, e le sue origini sono così lontane nel tempo...» (da un’intervista di Luigi Vaccari) • Da ragazza (fascista) si è cimentata con successo nel salto in lungo e nel salto in alto (e voleva diventare radiocronista sportiva): «Si era tutti nazionalisti, si andava alle adunate, si faceva sport, ci si divertiva un mondo. Sono stata fascista fino al 38, fino al giorno in cui entrarono in vigore le leggi razziali. Avevo una professoressa di scienze bravissima, si chiamava Enrica Calabresi, con un centinaio di pubblicazioni al suo attivo, che era ebrea e da un giorno all’altro non venne più a scuola. Cercammo di informarci, di sapere che cosa le era capitato e solo dopo la guerra venimmo a sapere che era stata rinchiusa a Santa Verdiana, il carcere femminile di Firenze, e venti giorni dopo era morta suicida: s’era avvelenata» • è sposata (dal 44) con Aldo De Rosa: «Complementare in tutto, lei atea lui cattolico, lei una scienziata lui un letterato (“un’enciclopedia vivente che consulto in continuazione”), lei del tipo aggressivo e lui pacioso, “imprevedibile, timido, sognatore, come un extraterrestre, il mio opposto”. Si sono conosciuti da bambini, a Firenze, dove lei abitava profeticamente in via Centostelle. “Io avevo 11 anni e lui 13, ci incontravamo ai giardini pubblici. Giocavamo a guardie e ladri, noi s’era sempre i ladri. Facevamo anche grandi tornei di palla e corse di resistenza. Ci arrampicavamo sugli alberi, e io lo battevo sempre”. La loro frequentazione si interrompe per dieci anni: il padre di Aldo, commissario di polizia, viene trasferito, prima all’Aquila, poi a Palermo. “Ci siamo ritrovati all’università e a dire il vero ci eravamo piuttosto antipatici. Si leticava sempre, non mi ricordo poi com’è finita che ci siamo innamorati e addirittura sposati”» (Laura Laurenzi) • «Noi i figlioli non si volevano. C’è chi è portato e chi non è portato: io non sono portata. Da ragazza poi mi dava molta noia tutta quella propaganda di Mussolini secondo cui le donne dovevano fare figlioli per forza, e anche tanti. Oggi c’è molta retorica attorno alla maternità. Io preferisco i gatti» • Sul suo aspetto trasandato: «Mi piaceva vestirmi bene, anche se sempre in modo molto semplice. Truccarmi no, al massimo avrò messo qualche volta un po’ di rossetto. Ma se i capelli non mi stavano come volevo io pativo molto. Poi m’è passata. A 18 anni ho smesso di badarci. Non mi sentivo più incerta. Molta sicurezza me l’ha data lo sport. E forse anche il successo negli studi, la matematica. Mi sentivo forte» • Nel 2006 capolista alla Camera del Pdci in Friuli (senza essere eletta) • è vegetariana • Alla domanda in tv di Lilli Gruber: «Lei crede in Dio?» ha risposto secca: «No». A Laura Laurenzi ha poi spiegato: «L’idea che esista Dio mi sembra talmente assurda! Non c’è né Dio, né l’aldilà, né l’anima. Quello che noi chiamiamo anima è il nostro cervello. Non credo nella vita dopo la morte e tanto meno credo a un paradiso in versione condominiale, dove rincontrare parenti, amici, nemici, conoscenti. Non mi soddisfa. Certo, può essere consolatorio: un po’ come credere alla Befana...» • «Non mi importa nulla che dopo la morte non ci sia più nulla di me. Non capisco questo tormento di volere restare in qualche modo “viventi”. Penso che sia, anche questa, una manifestazione di troppo amore per se stessi. Io son convinta che dopo la morte non ci son più, di me resterà la materia: i protoni, gli elettroni, gli atomi, le molecole che hanno composto il mio corpo e potranno andare a formare altri oggetti o esseri viventi o animali che resteranno legati alla terra dalla forza di gravità, incapsulati dentro l’atmosfera. Ma certamente non ci sarà nulla di me. E non me ne frega proprio nulla» • «Mi sento abbastanza animale da non interrogarmi troppo sul significato della vita: come il mio cane e i miei gatti, che si godono la pappa e il sole» • Come fa a imitare la Hack, che è una donna? «è irresistibile con quella voce maschile, da toscanaccia!» (Max Tortora a Leandro Palestini).