Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GUZZANTI
Sabina Roma 25 luglio 1963. Attrice. Comica. Grande successo col documentario Viva Zapatero! (2005, premiato col Nastro d’argento) • Figlia di Paolo, sorella di Corrado e Caterina. Prima notorietà con La tv delle ragazze (1988,) Serena Dandini conduttrice. Lancio definitivo con Avanzi: si trasformò mirabilmente in varie donne, da Moana Pozzi a Rita Levi Montalcini, e nel 93
con Tunnel, seguito ideale di Avanzi. Si definisce «comica per necessità» «perché dopo l’ Accademia d’Arte drammatica nessuno mi chiamava come attrice». Fin dagli inizi ha alternato teatro e tv, con recital di cui ha sempre scritto
i testi. Senza dimenticare il cinema, con i 14 personaggi interpretati con la
regia di Giuseppe Bertolucci in Troppo sole (1994) • Meno felice il suo debutto in regia con Bimba, nel 2002, flop di pubblico e di critica. Il Riformista: «Il film italiano peggio girato dai tempi degli spaghetti-western […] Nel mondo di Sabina ritorna sempre la stessa pars destruens (la destra ruba,
la sinistra ha tradito, la tv è volgare, il popolo è rincoglionito) e la solita pars costruens (la cultura è l’antidoto, i movimenti sono il futuro, la magistratura è in missione per conto di Dio)» • Le grandiose imitazioni di D’Alema e Berlusconi in un’esilarante love story sono apparse in Pippo Chennedy (97). Sporadiche le apparizioni in L’ottavo nano (2001) • «Irrompeva nei panni scollati e sgrammaticati di Valeria Marini: “Grazie a tutti quelli che si sono collegati con noi via fax, via internento, via
calvo, via catetere... è un sogno: mi sembra di stare su un tapiro urlante!”. E la grammatica rivista nelle imitazioni di Berlusconi? “Soggetto”. “Io”. “Complemento”. “Mio fratello”. “Complemento oggetto”. “Mia moglie”. Per non dire dell’interpretazione di D’Alema: “Io ho fatto un’autocritica ferocissima. Ho detto: abbiamo sbagliato. L’errore più grave è stato vendere il palazzetto delle Botteghe Oscure due mesi prima che il mercato
salisse alle stelle, diciamo. Io mi scuso, diciamo. Mi scuso con gli azionisti”» (Gian Antonio Stella)
• D’Alema a un certo punto ha accettato persino di farsi intervistare dalla sua
terribile imitatrice • Sue reazioni furibonde, invece, il giorno in cui Berlusconi le espresse tutta
la sua ammirazione • «Non è che guardo la tv e ogni tanto rimango folgorata. Nello scegliere un
personaggio, innanzi tutto cerco una chiave, un motivo per cui sfotterlo, un
archetipo, una malattia, un filone di decomposizione della nostra società. Se trovo questa chiave procedo, altrimenti no. La Marini per esempio mi ha
permesso di parlare del concetto di immagine e di quello di “salto di qualità”. Idee che trovo particolarmente volgari, fonte di equivoci, che originano da
ipocrisia e disonestà intellettuale. Concetti assorbiti e diffusi da personaggi ben più illustri della Marini, ma che hanno meno potenzialità comiche. Prendo lei a bersaglio perché l’imitazione di un qualsiasi direttore di quotidiano o Tg, o di funzionario tv o
dei Ds o intellettuali o conduttore televisivo non sarebbe altrettanto
divertente o efficace. Ma non mi riferisco solo a lei quando la imito» (da un’intervista di Alessandra Rota)
• «Solo Benigni in Italia esercita un tale dominio su una folla adorante» (Masolino D’Amico) • Ha fatto scandalo, nel novembre 2003, la decisione del direttore generale della
Rai, Flavio Cattaneo, di sospendere la trasmissione Raiot, sei puntate di satira sull’attualità (caso Previti, legge Gasparri) di cui venne messa in onda solo la prima, che
Cattaneo giudicò brutta: «La censura non c’entra, c’entrano buona educazione e buona fede. Amo la satira non i comizi, tanto meno i
comizi che propalano dati sbagliati e si tirano appresso, a spese dell’azienda di cui sono responsabile, azioni legali di risarcimento che possono
risultare pesanti». Sabina rispose con una piccola sollevazione popolare: la seconda puntata di
Raiot venne messa in onda all’Auditorium di Roma, con maxischermo esterno e collegamento video con i teatri di
22 città (quarantamila spettatori) • «Non trovo proprio dignitoso lavorare o non lavorare a seconda del governo che c’è in quel momento... è chiaro che io sono, diciamo così, più “antipatica” al centrodestra che al centrosinistra. Ma questo sistema è professionalmente inaccettabile» • Andrea Scanzi, sulla Stampa (18 ottobre 2005), l’ha messa tra gli intoccabili, quelli di cui non si può mai parlar male (insieme a Benigni, Baricco, Muccino, Virzì ecc).