Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GUILLET
Amedeo Piacenza febbraio 1909 • «Il solo italiano vivente a portare quattro ferite di guerra e ventisette
decorazioni (più un tatuaggio incisogli da un capotribù all’altezza del cuore), ad aver guidato una carica di cavalleria contro carri
armati, e a conoscere trenta parole in arabo per dire cavallo, “perché il cavallo che dorme è diverso da quello che mangia e da quello che corre”. Amedeo Guillet è stato ambasciatore e acquaiolo, ufficiale e stalliere, agente segreto e
scaricatore di porto. Si è finto cameriere — per servire a tavola l’inglese che gli dava la caccia —, yemenita — per salire sul cammello del beduino che l’aveva trovato agonizzante nel deserto —, e anche pazzo, sordomuto, libico, per salvare la vita: “Sono l’uomo più fortunato che conosco”. Ha comandato la cavalleria indigena in Africa nella Seconda guerra mondiale,
ha passato tre volte le linee tedesche “durante la Guerra di liberazione”, che distingue dall’altra. è stato Cummandar as Shaitan, Comandante Diavolo, e Ahmed Abdallah al Redai,
venditore d’acqua. In Africa la sua donna era la splendida eritrea Kadija; ma poi tornò a casa dalla fidanzata Bice. Per la sua storia ha avuto un uditorio d’eccezione. Ahmed Ibn Yahia, imam dello Yemen, cui piacque tanto che alla fine
convocò le mogli velate e lo costrinse a ricominciare da capo. E Vittorio Emanuele III
re d’Italia, che lo ascoltò su una nave al largo di Brindisi, con le lacrime agli occhi» (Aldo Cazzullo).