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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GUERRA

Tonino (Antonio) Sant’Arcangelo di Romagna (Forlì) 16 marzo 1920. Poeta • «Il signore del cinema italiano. Lo sceneggiatore di cento e più film, il demiurgo di registi del calibro di Fellini, Antonioni, Petri,
Anghelopoulos, Tarkovskij e dei fratelli Taviani, ma è da sempre anche un narratore e un poeta squisito, un disegnatore raffinato, un
originale ispiratore per artigiani talentosi e creativi. Nonché l’inventore di strepitosi luoghi dell’anima. Interprete ideale di quell’inno poetico alla romagnolità che è stato il felliniano
Amarcord, vincitore dell’Oscar nel 74. Vive in una casa arrampicata fra i giardini di Pennabilli,
paesotto del Montefeltro, nella Val Marecchia, in terra già marchigiana. Un luogo della memoria per eccellenza dove lui inventa, progetta
idee e le realizza, con la vitalità di un giovanotto» (Silvana Mazzocchi) • «Mamma e papà erano quasi analfabeti. Facevano gli ortolani e tutte le mattine alle quattro
partivano da Santarcangelo, prima a cavallo e poi su un vecchio camioncino, per
vendere frutta e verdura. D’estate, mi portavano con loro, per farmi respirare l’aria salubre della valle. All’epoca la paura-madre di ogni famiglia era la tubercolosi e l’aria buona veniva considerata un’ottima cura preventiva» • «Venni deportato in Germania. Dopo la guerra, quando sono tornato, mi resi conto
che tutto era cambiato dalle sedie. Sì, proprio dalle sedie: la gente buttava via quelle di legno per quelle di ferro.
Poco dopo arrivò la televisione e fu un disastro. Non ci si ritrovava più nella piazza del paese per scambiarsi occhiate e opinioni. La tv aveva chiuso
le famiglie nelle case ed era tutto finito. Allora andai a Roma e ci sono
rimasto trent’anni. Sono stato lo sceneggiatore di centoventi film. All’inizio è stata dura e per i primi tempi ho fatto quasi la fame. In seguito è arrivato il successo, anche se rimanevo sempre lo sceneggiatore di qualcuno.
Non avevo tempo per riflettere. Così, per tutti quegli anni, non ho più scritto un verso, né pubblicato un libro. Alla fine ho capito che dovevo considerare chiuso quel
rapporto e mi sono allontanato da Roma e dal mio lavoro»
• Volto a un tratto conosciuto per lo spot Unieuro: è il signore con i baffi che esclama: «Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!».