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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GUARINIELLO

Raffaele Frugarolo (Alessandria) 15 marzo 1941. Magistrato. Di Cassazione. Procuratore
aggiunto presso la Procura di Torino • «Il Grande Inquisitore dello sport italiano, il pm che ha messo alla sbarra la
Juve» (Gaia Piccardi) • «Salernitano di padre e piemontesissimo per tutto il resto, mamma, scuole e
formazione culturale, con Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio eletti a
maestri di vita e di pensiero dell’adolescenza s’è fatto negli ultimi tre decenni una solida fama di rompiscatole nazionale,
intervenendo su qualsiasi materia che possa venire in mente a un pretore, dalle
catene di montaggio della Fiat alle botteghe dei panettieri e dei falegnami,
combattendo contro il fumo nella redazione della Stampa e contro i
videoterminali che rendono i lavoratori simili a talpe postmoderne, contro le
centrifughe sfregiamassaie e i decoloranti nelle tinture dei parrucchieri, fino
a ficcare il naso nella sperimentazione della terapia Di Bella e, passando ad
argomento più lieve e attuale, fino a frugare negli armadietti di medicine delle più prestigiose società del calcio italiano. Racconta che lavorare è il suo hobby e, lavorando, è riuscito a ridurre a quattro le ore di sonno per notte. Dicono che se sua
moglie lo porta a comprare un mobile nuovo, lui prima di tutto controlli la
tossicità dei materiali. è juventino. Moderatamente. O meglio, nostalgicamente. Il suo idolo era Sivori. è un moralista risolto e senza complessi. Ama dire con civetteria che “la supplenza dei giudici è davvero esagerata”. Ma coglie qualsiasi occasione per esercitare la supplenza medesima. Come un
male necessario, s’intende. Alla metà degli anni Sessanta, alla facoltà di giurisprudenza di Torino, era assistente di Giovanni Conso, “altro mio grande maestro”. Aveva davanti una brillante carriera universitaria quando optò per la magistratura. Nel 71 mise in piedi un primo clamoroso processo per le
schedature alla Fiat» (Goffredo Buccini)
• «Non ho mai pensato che il magistrato possa risolvere i problemi della società. Però qualche minimo risultato ottenuto in materia di amianto, di sicurezza degli
ospedali, degli elettrodomestici o sull’uso dei telefoni cellulari mi ha provato che, lavorando, si può arrivare a certi risultati» • «Mi è più facile smascherare i reati che i colpevoli. Io farei il processo ai reati più che agli imputati. Mi interessa che un reato non venga più commesso. A me non piace, non entusiasma il confronto con gli imputati o la
condanna» • «Dedico la maggior parte del mio tempo al lavoro. E sono soddisfatto perché faccio quello che mi piace. C’è chi cerca di farmi sentire in colpa perché lavoro di domenica, ma io mi diverto. Vivere male è fare un lavoro che non piace» (da un’intervista di Alain Elkann) • Su Pantani (che davanti a lui si avvalse della facoltà di non rispondere): «La sua vicenda mi ha molto turbato. Il problema è tutelare la salute degli atleti e prevenire queste situazioni. Io non ho mai
incontrato qualcuno che mi abbia detto che usare il doping è giusto. A parole sono tutti contro, ma le parole non bastano».