Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GUARDÌ
Michele Casteltermini (Agrigento) 5 giugno 1943. Autore e regista tv. Mattina in famiglia, Mezzogiorno in famiglia, Piazza grande. Inventore, tra gli altri, de I fatti vostri, di Mattina in Famiglia, di Scommettiamo che… (format pagato di tasca sua ai tedeschi. 90 milioni). Laurea in Legge, all’inizio avvocato cassazionista • «Sulla questione dell’avvocato cassazionista (cosa ci fa un avvocato cassazionista dietro le quinte di
uno spettacolo di varietà?) risponderemo che Guardì organizzava spettacolini già a Palermo, quando era studente di Giurisprudenza nei primi anni Sessanta.
Lavoravano in due, lui e suo cugino Enzo Di Pisa, laureando in Medicina, più tardi autore di spettacoli e dentista. In Sicilia la coppia Di Pisa-Guardì era piuttosto conosciuta. Durante il liceo avevano trasformato il cinema di
Casteltermini in un teatro di varietà abbattendo il muro calcinato di bianco che separava la platea dal palcoscenico.
Le pellicole a quell’epoca si proiettavano sui muri e non sugli schermi di stoffa perché la gente nei momenti culminanti aveva l’abitudine di tirare scarpe, bottiglie e oggetti di ogni genere contro i cattivi
del film, per esempio uno che in Sicilia s’è preso centinaia di scarpate è l’attore Paul Müller, il cattivo dei film di Amedeo Nazzari. Guardì aveva fatto esperienza personale di questo pubblico tumultuoso a nove anni,
interpretando la parte di San Tarcisio morente nello spettacolo dell’oratorio di Sant’Antonino a Casteltermini: mentre spirava sulla scena, pallido e beato, e un
raggio di luce lo illuminava, le sue tre zie zitelle (zia Giuseppina, zia Nita,
zia Sarina) strillavano disperate buttando lacrime dagli occhi: “Michelù, non morire! Michelù, non morire!”
• Al Supercinema di Agrigento, nei primi anni Sessanta, Guardì e Di Pisa misero in scena un Cantaguai dove sfottevano i monaci di Mazzarino che erano stati beccati mentre facevano
il contrabbando di sigarette (in scena un coretto di frati intonava una
versione di “E se domani...”, cantavano “...e sottolineo mani”, alzavano le palme e queste risultavano piene di sigarette, scandalo, venne
monsignor Ginex e disse: “Ma quale scandalo, quelli con la scusa dei frati sono dei mascalzoni”). In un modo o nell’altro a Palermo il duo Guardì-Di Pisa era conosciuto al punto che quando la star dell’epoca — cioè Rita Pavone — venne al Teatro Biondo, Antonietta Pistone, impresaria, chiese proprio a loro
di organizzare lo spettacolo. Guardì faceva il presentatore, si faceva pagare in vestiti, da scena e non. Teddy
Reno, però, arrivato a Palermo, intimò a Guardì di lasciare a lui la parola al momento di presentare Rita. Guardì, con pantaloni gialli e giacca nera, doveva venire sul proscenio e dire la
frase prescritta: “Per presentare il personaggio che aspettate ecco a voi il vostro e il nostro
Teddy Reno!”. Lo spettacolo ebbe un gran successo, dopo l’esibizione pomeridiana e quella serale, tanta era la folla assiepata davanti al
teatro che Rita dovette fare un terzo show a mezzanotte
• Dopo la laurea (tesi su Il segreto istruttorio nel processo penale, voto 110 e lode, Guardì rilevò dei locali nel centro di Agrigento e ci fece un cabaret. Stavano con lui il suo
sodale Di Pisa — ancora studente — Pippo Flora, direttore dei giardini della città, Bertino Parisi, giornalaio sulla piazza, il professore di disegno Enzo
Iacoponelli e Stefano Pecoraro, uno dei più importanti industriali della città. Misero 35 mila lire per uno. Il cabaret aveva successo. Intanto, però, Guardì faceva pure l’avvocato, sia a Casteltermini che ad Agrigento (lo aiutavano studi di avvocati
amici, per esempio l’avvocato Pellitteri, l’avvocato Cordaro, l’avvocato Taibi, l’avvocato Pennino). Su quale fosse la sua strada, non sapeva dire. Le zie, che
avevano strillato per San Tarcisio e avevano pianto il giorno della festa di
laurea, dicevano che qualunque scelta avesse fatto avrebbe sfondato. Se Guardì fosse un minimo avvenente, potremmo parlare di un personaggio di Brancati, un
bell’Antonio che aveva fatto innamorare di sé tutti quelli che lo circondavano
• Il responsabile della radio di Palermo, Biagio Scrimizzi, sentì parlare dei due che ad Agrigento avevano successo con il cabaret e gli
commissionò qualche testo per il varietà regionale della domenica pomeriggio intitolato Il fico d’India. Guardì e Di Pisa inserirono nel programma l’attore Tano Musumeci. L’attore Tano Musumeci era grande amico di Pippo Baudo. I due entrarono così in contatto con la Rai. Di Pisa s’era laureato e specializzato in Odontoiatria. Insegnava anche all’università. Guardì continuava a fare l’avvocato di giorno e il cabarettista di notte. Pippo li ricevette nella sua casa
di Catania, c’erano anche la madre e il padre, il padre, un avvocato dai capelli bianchi,
cordialissimo. Pippo li mise a scrivere
Non stop, lo spettacolo di Enzo Trapani. Non c’è bisogno di raccontare il resto nei dettagli, a questo punto: i due avevano
imboccato la strada giusta, ora era solo questione di tempo. Purtroppo Di Pisa
non ebbe modo di percorrerla, quella strada: nel 79 stava sull’aereo che precipitò a Punta Raisi. Aveva con sé la moglie e il figlio. Anche Guardì aveva moglie e un figlio e quella volta decise di smettere con lo spettacolo e
di far solo l’avvocato. Antonello Falqui però lo persuase a resistere. Ecco come un avvocato cassazionista può diventare autore di varietà» (Giorgio Dell’Arti)
• Democristiano, gran simpatia — ricambiata — per Andreotti. Carriera all’ombra del potentissimo vicedirettore generale della Rai Giovanni Salvi. Salvi — che ha un debole per la seconda rete e per Sodano — è l’anello di congiunzione tra il democristiano Guardì e i socialisti. Guardì dice con deferenza che deve a Salvi l’idea di portare la gente in tv: si stava progettando Uno mattina e Salvi lo buttò giù dal letto intimandogli di dar spazio, il maggior spazio possibile, a Moira
Caradonna, alla quale era stato fatto il primo trapianto di cuore in Italia.
Era il primo “caso” che andava in tv. Sviluppandolo e portandolo alle estreme conseguenze nacquero
poi I fatti vostri • «Mi considero un attento telespettatore con uso di regia» • Ha creato molte star: Frizzi, Castagna, la Carfagna, ecc • «Mai dare la sensazione ai telespettatori che si è più colti di loro. Li metti in ansia invece di tirare fuori la loro anima
giocherellona, carina e umana. Questo ho sempre cercato di fare, questa è la ragione della mia fortuna» • Non appare mai. Ma è la voce che parla fuori campo nelle sue trasmissioni (“Voce del comitato”) • Sposato con Rita, un figlio psicologo.