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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GREGGIO

Ezio Cossato (Biella) 7 aprile 1954. Comico. Regista. Produttore cinematografico.
Conduttore tv. Di Striscia la notizia (dall’88). Prima aveva fatto La sberla (Rai, 78), Drive in (Italia1, dall’83) • «Fu curiosa la genesi di Drive in: Berlusconi chiese a Ricci e a me un varietà tradizionale, alla Ric e Gian. Noi invece facemmo di testa nostra. Quando vide
la puntata zero, ricordo le occhiatacce che ci tirava. Ma alla fine ci disse: “Non è la trasmissione che volevo, ma la faremo lo stesso”» • «Striscia è come il primo amore e qualsiasi cosa farò non ho intenzione di lasciarla. è il mio godimento personale e professionale. è utile al Paese ed è anche una trasmissione sofisticata, con diversi livelli di lettura. è una battaglia trasversale. è un impegno serio, anche se lo affrontiamo col sorriso sulle labbra. è il mio modo di fare il tifo per l’Italia» • «Il bello è che a lui della tv non importa niente, ma proprio niente. Lo ammette, pure. Il “rifiuto” della tv consiste in: niente telepromozioni, niente ospitate, niente progetti
pensosi a cui lavorare per sfruttare il successo, niente format da lanciare,
niente quiz da presentare, niente di niente, o quasi. “è esattamente quello che voglio”. Ma se lo può permettere solo grazie a Striscia, no? “Ovvio, ma ditemi cosa c’è di male. Rinunciando a telepromozioni o a conduzioni facili ci rimetto una
barca di soldi, ma una barca grande. Quelli che guadagno li investo in altre
cose, quelle che mi piacciono. Vado a Trenta ore per la vita, perché è beneficenza, ma nella compagnia di giro non ci entro”» (da un’intervista di Antonio Dipollina) • Ha fatto anche molti film: Montecarlo Gran Casinò (87), Anni 90 (92), Il silenzio dei prosciutti (94, anche regista) ecc. «Quando devo girare un film, la notte prima sogno sempre Totò che mi dà consigli su come farlo. Il complimento più bello me lo ha fatto sua figlia: saresti uno dei personaggi che avrebbe amato
di più» (da un’intervista di Renato Franco) • Dall’inizio degli anni Ottanta fa lunghi viaggi negli Stati Uniti: «Avevo avuto i primi successi con Drive in, ma restavo un grande innamorato del cinema. Non ci avevo messo molto a capire
che l’Italia, per quanto producesse film di buona qualità, aveva difficoltà ad avere un mercato aperto all’estero. Il problema insolubile è che se doppi film in inglese, sul mercato Usa non entri. Piuttosto preferiscono
prendere una pellicola con i sottotitoli, ma in lingua originale. Io avevo una
voglia matta di andare a Los Angeles a vedere i set, seguire la lavorazione.
Così un giorno dell’85 quando con Aurelio De Laurentiis, nipote del mitico Dino, firmai un contratto
per fare alcuni film, presi finalmente l’aereo». A Los Angeles fu “adottato” da Roger Corman: «Un produttore con i controfiocchi; uno che ha scoperto talenti come Martin
Scorsese e che produce un centinaio di film l’anno, tutti a basso costo, girandone contemporaneamente sei o sette e
suddividendo l’uso del set come se fosse una camera a ore. Con lui ho capito che se uno trova
lo spazio e sa fare bene i conti, può anche mettersi in proprio»
• è un grande amico di Mel Brooks (che aveva sposato Anne Bancroft, vero nome Anna
Maria Italiano, recentemente scomparsa): «Lui ha sempre frequentato circoli italo-americani, conosce perfettamente tutte
le nostre parolacce e sa anche come siamo fatti. Il feeling tra noi è stato immediato. Mel mi ha fatto capire che il confine tra il film di genere e
la parodia è sottilissimo, e solo dopo avere frequentato molto i suoi set, nel 90, ho
fondato la Wolf» (da un’intervista di Giuseppe Meroni)
• Tifa per la Juve: «In tutti questi anni di militanza ho avuto dei grandi amori. Primo su tutti:
Omar Sivori. Mi faceva impazzire. Secondo me è stato pure meglio di Maradona: correva, scherzava con la palla, umiliava gli
avversari, menava (eccome se menava!), si beccava anche sette giornate di
squalifica, poi tornava in campo e ricominciava tutto da capo. Un fenomeno. E
come non ricordare Anastasi, un tornado, una folata di vento implacabile con i
suoi gol in acrobazia. E ancora Platini, incommensurabile, un discolo francese
(il nipotino di Sivori) ma contemporaneamente così italiano. E il “compianto” (che dolore quando se ne andò!) Zidane. E ancora oggi, il talento di Alex Del Piero. Quasi tutti, non a caso,
numeri 10, tutti campioni a 360 gradi, sul campo e fuori»
• è sposato con Isabel Bengochea, due figli.