Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GRAUSO
Niky (Nicola) Cagliari 23 aprile 1949. Editore • «Ex pioniere della tv commerciale e di Internet (con Videonline), ex editore dell’Unione Sarda, consigliere regionale nelle liste del (suo) partito Nuovo
Movimento» (Piero Mannironi) • «Uno dei suoi più cari amici un giorno disse: “Niki è uno capace di costruire grandi cose e di distruggerle con le sue mani:
amicizie, amori, aziende, la sua vita”. Cominciò con un vecchio residuato militare, ne fece una delle prime radio private d’Italia; microfonista, fonico, dj, venditore di pubblicità, faceva tutto. Così come più tardi, a metà degli anni Settanta, fece l’antennista, l’operatore, il regista, il tecnico dei ripetitori nella tv che aveva inventato,
Videonline. Insomma, uno che ha fatto la gavetta. In pochissimi anni ha
bruciato le tappe: da un’emittente al quasi monopolio dell’etere in Sardegna, fino all’acquisto del quotidiano l’Unione Sarda, un’operazione complicata. Il giornale era del petroliere Nino Rovelli che, già inseguito dalla magistratura, lo controllava attraverso prestanome. Rovelli
possedeva anche un altro quotidiano sardo, La Nuova Sardegna: le spoglie del
piccolo impero editoriale furono divise fra Carlo Caracciolo, come uno dei
primissimi caposaldi della futura Finegil (giornali di provincia), e il quasi
sconosciuto Grauso, che si rivelò ugualmente abile a districarsi nelle strettoie del potere politico e a trovare
le risorse finanziarie, 15 miliardi. Grauso è stato il primo privato a entrare come socio (con un terzo del capitale) nel
santuario di Rinascita, la rivista ufficiale del Pci allora diretta da Alberto
Asor Rosa. Dall’Unione Sarda, solido patrimonio e da sempre utili sostanziosi, il volo: all’Est, in Polonia. “Ma non ci fu nessun ‘padrinato’ politico”, ha sempre giurato, “nacque tutto per caso, dopo un weekend a Varsavia con Franco Maria Ricci”. In Polonia 18 tv locali riunite, un quotidiano. Poi verso Internet, un’avventura conclusa con Telecom che ha “mangiato” la sua Videonline, primo
service telematico italiano, troppo gracile finanziariamente per reggere un programma
di investimenti che avrebbe richiesto le risorse di una multinazionale. La
stagione di Grauso editore rosso è durata fino alla scesa in campo di Silvio Berlusconi. In pochi giorni la
retromarcia e il cambio di linea politica all’Unione Sarda, con l’intera direzione, che garantiva la sinistra, spazzata via. Berlusconi e Grauso:
indiscrezioni tante, legami anche, prove di affari insieme nessuna. Anzi,
Grauso non ha mai gradito l’etichetta di Berlusconi sardo. I due si conoscono ma quando Grauso si è trovato in difficoltà in Polonia e ha dovuto cedere il passo a Maxwell e vendere le tv e un
quotidiano, Berlusconi e Fininvest non hanno mosso un dito. La sinistra gli ha
fatto pagare caro il voltafaccia. “Quando ho rilevato la cartiera di Arbatax, ho predisposto un progetto per la
forestazione e la produzione di cellulosa e carta: alcune centinaia di miliardi
di investimenti, seimila posti di lavoro, impossibile andare avanti senza
Unione europea e Regione. Ma non sono mai riuscito in sette mesi a farmi
ricevere dal presidente della Giunta regionale”. E allora via in politica» (Alberto Pinna)
• Ha venduto l’Unione Sarda a Sergio Zuncheddu nel 1999 (un centinaio di miliardi)
sottoscrivendo anche un impegno a restar fuori dal mondo dell’editoria per cinque anni. Scaduto il tempo, s’è rimesso a fare l’editore con un esperimento di semi-freepress in Sardegna e in Veneto: i
quotidiani Il Giornale di Sardegna, Mestre e Venezia si potevano scaricare dal
web, comprare in edicola a 50 centesimi oppure ritirare gratuitamente dai
dispenser. Nel 2006 ha ulteriormente sviluppato questo progetto editando nove
testate (Il Bergamo, Il Brescia, Il Treviso, Il Mestre, Il Padova, Il Venezia,
Il Verona, Il Vicenza, il Firenze) e chiudendo poi la catena con EPolis Roma e
EPolis Milano. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di free press, per
un milione di copie quotidiane. C’è un solo direttore, 120 giornalisti sparsi in 15 redazioni, una quarantina di
commentatori illustri, 4 grafici, nessun poligrafico. è troppo presto per far bilanci o tirare conclusioni dall’esperimento.