Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GRAMELLINI
Massimo Torino 2 ottobre 1960. Giornalista. Della Stampa. «Mi piace Serra, qualunque cosa scriva. Alcuni suoi pezzi li ricopio, a mano, per
studiare il suo metodo, i suoi ritmi» • «Qualcuno lo considera l’erede di Michele Serra. La rubrica di Massimo Gramellini, ventidue righe, ogni
giorno sulla prima pagina della Stampa, è di quelle che possono uccidere. Guai a quel politico che entra nel suo mirino.
Non importa essere di destra o di sinistra. Gramellini non sta da nessuna
parte. Ma si diverte di più con la sinistra. Certa destra, dice, fa satira da sola» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Ero bravissimo in italiano. E solo in italiano. La maestra si chiamava Olga,
come le donne della steppa. Era ipercomunista. Ci spiegava che gli americani
erano cattivi perché uccidevano in Vietnam. Ma mio padre era filo-americano e mi diceva il
contrario. Sono cresciuto in un clima bipartisan: maestra sovietica e papà yankee» • «A 18 anni il mio mito non era Che Guevara, ma Montanelli. Avevo in casa un suo
vecchio libro, Lettere a Longanesi, raccolta di tutti gli articoli scritti negli anni Cinquanta. Io leggevo uno di
questi articoli, poi chiudevo il libro e provavo a riscriverlo. Con esiti
disastrosi» • «Primo giornale? Il Corriere dello Sport. Il mio primo caposervizio, Enzo D’Orsi, appena mi vide disse: “Non ti pagheremo niente, non hai nessuna possibilità di essere assunto e comunque sappi che fare il giornalista è un lavoro di merda. Accetti?”. Al Corriere dello Sport ho conosciuto Curzio Maltese. Li è nata la nostra amicizia. Io scrivevo anche per Il Giorno. Il capo dello sport
era Franco Grigoletti, un ex cestista alto due metri, stalinista pazzesco,
personaggio meraviglioso. Fu lui che mi offrì il primo contratto regolare. Mi sono divertito tantissimo. Ho fatto esperienza
e ho perso quasi tutti i capelli. Mi facevano fare il turno di notte anche per
sette giorni di seguito. Poi andai alla Stampa. Nella redazione romana. All’inizio ancora sport, poi attualità, politica, televisione. Era l’epoca del mielismo. Io ero l’esperto del dice-dice. Il trucco era crearsi un giro di dichiaratori fissi»
• Torinista dichiarato e sfegatato: più o meno una volta alla settimana scrive un articolo sulla Stampa diretto
esclusivamente ai tifosi granata.