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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GIUGIARO

Giorgetto Garessio (Cuneo) 7 agosto 1938. Designer. «Mi hanno regalato un libro, si chiama 365 giorni. Ogni giorno una magnifica fotografia di un luogo stupendo. Quando ho finito di
leggerlo ho pensato: ecco, questo è il mondo che meritava di essere vissuto. Io ho buttato via la mia vita, per
disegnare automobili» • Ha iniziato a lavorare a soli 17 anni nel Centro Stile Fiat a Torino. Dal 56 ha
diretto le carrozzerie Bertone. Nel 68, con Aldo Mantovani, ha fondato l’Italdesign. Dalla sua matita sono nate oltre 200 vetture: tra queste la Giulia
GT, l’Alfasud, la prima Volkswagen Golf, le Fiat Panda e Uno, le Lancia Delta e Thema,
l’Alfa Romeo Brera, la 159, la Fiat Croma, la Grande Punto ecc. Nel 2000 è stato premiato come «Designer del secolo» • «L’uomo che disegna i sogni vorrebbe convincerti che il suo genio nasce da una
gabbia. L’uomo che infonde la seduzione nelle spider ti spiega che la libertà assoluta non gli dà nessuna ispirazione. L’uomo che ha creato i bolidi più sensuali mai visti sull’asfalto, gioielli rombanti targati Ferrari, Bmw, Lamborghini, Alfa Romeo,
Bugatti, Aston Martin, Jaguar, Maserati, Lexus, Mitsubishi e Chevrolet - ti
confessa sottovoce, con un sorriso timido, che forse ha sbagliato tutto» (Sebastiano Messina)
• «Alfasud, Panda, Uno e Golf: bastano questi quattro modelli, degli oltre duecento
nati dalla matita di Giorgetto Giugiaro, per capire la genialità e l’importanza del personaggio. Quattro soluzioni che ogni volta hanno “reinventato” l’automobile. E che hanno fatto di Giorgetto Giugiaro il primo progettista
integrale dell’auto, l’unico che è riuscito a trasformare la figura dello stilista in quella dell’industrial designer. Le sue idee, d’altronde, sono chiare fin dall’inizio: “Il designer deve compensare la funzione creativa con quella tecnologica, farsi
tecnico per dialogare con i tecnici, per poter difendere e affermare le qualità delle sue intenzioni”. Era il 1968 e l’ex caricaturista di automobili scoperto da Dante Giacosa (progettista della Fiat
500) stava per fondare l’Italdesign. Con un obiettivo inedito: fornire ai costruttori anche i supporti
per l’industrializzazione. Quindi il prototipo, i metodi di produzione e la fattibilità» (Valerio Berruti)
• «Perché proprio io fui scelto per disegnare la Golf? Facile: alla Volkswagen fecero un’indagine interna per stabilire quali erano le auto più belle nel 70. Ne scelsero sei, e di queste quattro erano mie... La storia è divertente: io avevo chiesto delle royalties per ogni esemplare prodotto, sarei
diventato ricco, ma loro non potevano permetterselo. Così mi dissero che mi avrebbero messo una targhetta “Giugiaro” su ogni vettura. Lo faceva Pininfarina e per me andava bene. Fino a quando non
mi chiesero gli stemmini da applicare sulle macchine: ne volevano 4000 al
giorno… Sarei fallito per molto meno… Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di una vettura molto più grande, doveva essere una specie di Passat due volumi, ma poi si cambiò idea all’ultimo momento e mi commissionarono una macchina molto più piccola, ma mantenendo l’impostazione generale. Pensi che per riconoscenza mi commissionarono anche la
coupé, la Scirocco, e che poi da allora continuo a collaborare con loro»
• «Arrivo in Germania. Centro ricerche Volkswagen. Era il gennaio del 70. E al
centro di un immenso stanzone trovo una Fiat 128 tutta smontata e sezionata
pezzo per pezzo. Chiedo spiegazioni e mi rispondono candidamente “non riusciremo mai a fare una macchina con una meccanica così raffinata a questo prezzo, per questo la Golf deve essere più piccola”. Insomma la 128 era la loro macchina di riferimento» • «Il modello che avevo fatto io aveva il parabrezza più inclinato e il cofano più corto, ma allora la Vw aveva paura di rispettare in pieno le norme Usa, per i
riflessi, le prove di crash, eccetera. Poi io avevo montato fari rettangolari,
ma per problemi di costi alla fine li misero tondi. Mi opposi, protestai, dissi
perfino che così la Golf davanti somigliava troppo all’Alfa Romeo Giulia GT. Sapete che mi risposero? “Se somiglia a un’Alfa, è meglio così”. Il punto è che il progetto Golf è stato rivisto mille volte per un problema di costi. Perfino il fanalino
posteriore è stato rimpicciolito per risparmiare» (da un’intervista di Vincenzo Borgomeo)
• «La Uno fu la prima utilitaria a svilupparsi in altezza e, all’inizio, il suo aspetto destò qualche perplessità. Ma la gente si rese presto conto che era pratica, comoda e abitabile. Sono
convinto che la gente deve provare le nuove macchine per rendersi conto del
loro potenziale» (da un’intervista di Corrado Canali).