Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GIUFFRÉ
Antonino Caccamo (Palermo) 21 luglio 1945. Mafioso. Arrestato il 16 aprile 2002 • «Uno dei pochi signori della Cupola con un titolo di studio: perito agrario. Fino
a qualche anno fa era dipendente della Regione siciliana, commesso in qualche
assessorato fino a quando i Corleonesi lo fecero diventare uno dei grandi capi.
Unico hobby conosciuto: la caccia. E proprio andando alla ricerca di conigli da
stanare nelle campagne intorno al suo paese gli spararono una fucilata che gli
portò via la mano destra. Così per tutti diventò “Nino Manuzza”. Solo con la mano sinistra sa caricare un fucile a pompa e prendere
perfettamente la mira. Con la pistola naturalmente fa meglio. “Sembra un innocuo ometto e invece...”, racconta chi lo conosce bene. Il giorno che diventò latitante saltò giù dal balcone di casa e fece perdere le tracce in mezzo ai campi. Alla porta c’erano un paio di funzionari della Dia che non si accorsero di nulla. Da quel
momento e fino all’arresto ha fatto la vita dei grandi capimafia. Ma non è stato sempre facile convivere con quei Corleonesi che lo vollero lì, al vertice di Cosa Nostra. Una volta fu sputtanato davanti a tutti proprio da
Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina. I boss erano riuniti nei magazzini di una fabbrica di ghiaccio a Termini
Imerese per un summit. Lui arrivò per ultimo. Scese dalla sua Mercedes e istintivamente tolse l’autoradio per paura dei ladri. Lo condannò allo sfottò dei capimafia Bagarella con una battuta velenosissima: “Mii... Nino, come controlli bene il tuo territorio...”» (Attilio Bolzoni).