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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GIUDICI

Giovanni Le Grazie di Portovenere (La Spezia) 26 giugno 1924. Poeta • «Scrive poesie come se scrivesse un solo, unico, lungo romanzo. Il protagonista
del romanzo è Giudici stesso, nella parte di un uomo comune, che sta in disparte, spesso
ingenuo, a volte pauroso, a disagio, imbarazzato. A Giovanni Giudici non è stato dato tutto quello che è di Giudici. A differenza di tanti suoi colleghi (colti, eruditi, tecnicamente
preparati) Guidici ha un dono che a un certo punto della storia letteraria
recente è parso un vizio vergognoso. Giudici sa scrivere poesie musicali, sa cantare, ha
ritmo naturale, talento puro. Però di questo dono non ha mai abusato, a quel suo diletto ha sempre fatto
corrispondere un autocastigo. Come diceva Capote, quando Dio ti dà il dono di scrivere ti dà anche una frusta con la quale flagellarti. Questo fa di Giudici il poeta
italiano più moderno e antico allo stesso tempo. I suoi versi si ricordano come si ricordano
le parole delle canzoni» (Antonio D’Orrico)
• Ha perduto molto presto la madre, Alberta Giuseppina Fortunato: «Avevo tre anni e cinque mesi. Non posso ricordare le reazioni immediate. Ho
memoria di un vestito a quadretti, del fatto che andava a scuola, faceva la
maestra, e io le chiedevo se mi portava un pezzetto di gesso perché pasticciavo su una piccola lavagna. Siccome insegnava, non stavo molto con lei.
L’ho percepita perché vedevo su di me sguardi compassionevoli: questo bambino senza la mamma... Ma
non ero diverso dagli altri bambini, facevo le cose che facevano i bambini
della mia età. Poi ho avuto una matrigna che è stata buonissima. Ho avvertito la sua assenza, quasi dovendomi vergognare di
non avere la mamma mentre tutti parlavano della loro. La maestra chiedeva: “Descrivete la vostra mamma”. E io che cazzo descrivevo? Non volevo nemmeno che si sapesse» (da un’intervista di Luigi Vaccari).