Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GIORDANA
Marco Tullio Milano 1 ottobre 1950. Regista. Tra i suoi film: Pasolini (95), I cento passi (2001, Nastro d’argento e David di Donatello per la sceneggiatura), La meglio gioventù (2003, Nastro d’argento e David di Donatello per la regia), preparato per la televisione e, caso
unico, grande successo al cinema: la storia - resa con linguaggio da
feuilletton - di un gruppo di ragazzi dal 68 a oggi • Che cosa conta nei suoi film? «La storia, l’elemento del racconto, la vita dei personaggi. Io sono curioso. Il cinema
costruisce dei mondi: può essere una stanza, un quartiere, un paese. Una volta il cinema italiano aveva
molti spettatori anche all’estero. Ora questo sta cominciando a succedere di nuovo. Io credo che il cinema
sia una delle cose migliori, insieme con il vino e il cibo, che produce l’Italia. Mentre produce poca politica e poca filosofia. Non mi piacciono le cose
che sono fatte per piacere o per far piacere. Il mio lavoro mi obbliga a una
costante indagine, a una curiosità amorosa, mi tiene in continuo contatto con la realtà. Forse, se scrivessi o dipingessi, sarei più autonomo dalla realtà. Mi piace scoprire l’interprete giusto. In Italia ci sono attori molto bravi. In Italia non c’è rispetto per gli attori, perché sono ingiustamente considerati dei saltimbanchi oppure dei guitti. Non è come in Inghilterra o in Francia, dove quella dell’attore è considerata una professione vera. Andrei dovunque c’è un’occasione interessante e potrei lavorare dovunque. Ma, dal momento che conosco
meglio l’Italia, non penso sia necessario andare altrove» (da un’intervista di Alain Elkann).