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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GIANNINI

Giancarlo La Spezia 1 agosto 1942. Attore. «Il mio primo consiglio per chi vuol fare l’attore è di lasciar perdere. L’ho dato anche a mio figlio Adriano» • «Non è un personaggio facilmente catalogabile. Nella sua carriera c’è di tutto. Il cinema d’autore e quello di genere, la fama in Italia e anche all’estero, la recitazione, il doppiaggio, l’insegnamento. Versatile, mimetico, febbrile, abituato ai mille travestimenti, ma
anche fortemente caratterizzato da una maschera di uomo segnato dal tormento di
vivere» (La Stampa) • «Sul set è uno spettacolo nello spettacolo. Attento, umanissimo, leggero, lascia una scia
di fascino e ammirazione. Ha composto una galleria di siciliani per il nostro
cinema, da Pasqualino Settebellezze al giudice Borsellino per il film di
Ferrara Giovanni Falcone... “Ma anche Mimì metallurgico, Paolo il caldo, Il bestione e Travolti da un insolito destino; è vero, sono entrato nella vita di tanti siciliani”. Un compositore, Giannini: lavora sul suo corpo-orchestra, più di un mimo, studia meticolosamente il copione come fosse uno spartito, registra
e riprova mille volte un tono, uno sguardo, un sorriso» (Andreina De Tomassi) • «Fama di quello che avrebbe potuto fare di più, anche se non sono molti altri a poter vantare una nomination come miglior
attore agli Oscar (nel 77 per Pasqualino Settebellezze), e un’infilata di registi, da Coppola a Visconti che hanno voluto fissare su pellicola
quel suo sguardo da ragazzo sciupato» • «Questo mestiere l’ho sempre preso con distacco, ci sono capitato dentro per caso, sono un perito
elettrotecnico io» (Stefania Ulivi) • Ha studiato all’Accademia d’arte drammatica negli anni d’oro: «Ho fatto a tempo a godermi delle autentiche meraviglie. Mi ero dato tre anni di
tempo e le cose sono successe. Ma poi il risultato sta tutto nella percezione
dello spettatore: l’attore indica solo il personaggio, è lo spettatore che se lo costruisce. Mi piace il cinema perché non ci sono regole. Io, però, scelgo quelli che si divertono non quelli che soffrono: a De Niro che ingrassa
dieci chili per
Toro scatenato preferisco Orson Welles che si mette il cuscino sotto la maglia» • «Ho avuto fortuna, io. Anche quella di cogliere l’ultima onda della grande commedia all’italiana, di studiare da vicino i miei cinque pilastri: Gassman, Mastroianni,
Tognazzi, Sordi e Manfredi. Dovessi distruggere tutto tengo l’anarchico di Film d’amore e d’anarchia. Quella storia l’avevo trovata io, ne andavo fiero, pensavo di aver raccontato non un anarchico
ma un poeta. Partendo da tre elementi: quercia, mucca, gatto. Doveva avere la
stabilità di una quercia, l’occhio fesso della mucca, l’astuzia di un gatto. Ci misi l’anima e i critici lo presero come un cretino. Pensavo di smettere, sul serio» • «Recitare non mi costa alcuna fatica, per questo faccio un film dietro l’altro: mi chiamano e vado. Inventare congegni elettronici, invece, mi impegna di
più, e forse per questo ne sono più fiero» • «Sono curioso, tutto qui, è la curiosità il motore del mondo, no? Ricordo che proprio per vederlo girare, per curiosità, certo, andavo di notte al teatro 5 a Cinecittà, per vedere Fellini al lavoro. Lui mi chiamava “il mio pipistrello porta fortuna”. Ogni tanto mi chiamava vicino e mi sussurrava con quella sua vocina da orco
buono, “Vieni, Giancarlino, vieni, che ci andiamo a mangiare un po’ di pecorino”. Beh, sarò ridicolo ma non ho più trovato un formaggio con quel sapore»
• «Se non avessi sentito Albertazzi leggere Dante, se non avessi sentito Gassman o
Mastroianni, non avrei avuto un’illuminazione. Si deve imparare dagli altri».