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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GHEZZI

Dori Lentate sul Seveso (Milano) 30 marzo 1946. Cantante. Vedova di Fabrizio De André (18 febbraio 1940-11 gennaio 1999) • «Debutta giovanissima nel mondo della canzone. Un giornale dell’epoca scrive di lei: “È una ragazza sveglia e gradevole, minuscola e biondissima (di origine castana)
con l’unico difetto (riferito però al passato) di voler assomigliare a tutti i costi a Patty Pravo”. Per descrivere Dori si fa ricorso ad alcuni modelli di riferimento: prima
Patty Pravo (anche se Dori sale alla ribalta e si afferma prima della collega),
poi Brigitte Bardot. C’È chi addirittura le propone di girare un film sulla vita di BB. Intanto arriva
lo strepitoso successo di
Casatchock, una rielaborazione del canto popolare russo Katiuscia: non c’È discoteca che non proponga il ballo dei cosacchi. Qualcuno si ricorda che
quella canzone, in una versione più lenta e intitolata Fischia il vento, urla la bufera, era stata una hit della guerra di Liberazione. A Dori, figlia d’operai, abituata fin da piccola a cavarsela con il lavoro, diplomata segretaria
d’azienda, il capovolgimento di senso deve apparire irrispettoso, un altro segnale
che di lì bisogna sottrarsi alla vista. Per annullarsi definitivamente, compie il gesto
più coraggioso e impossibile: nel 73, grazie ai buoni uffici di Cristiano
Malgioglio e della casa discografica Durium, comincia a frequentare un
cantautore considerato allora un esistenzialista, un maledetto, un anarchico,
un figlio viziato dell’alta borghesia che gioca a mettere in scena i disperati. Anni di amore nascosto,
anni di amore che strappa i capelli. Dori si trasferisce con De André in Sardegna, vicino a Tempio Pausania, dove Fabrizio ha rilevato una fattoria.
Poi succede una cosa terribile. La sera di lunedì 27 agosto 79 Dori e Fabrizio vengono rapiti da alcuni banditi sardi e
rilasciati quattro mesi dopo, sui boschi tra Oschiri, Pattara e Buddusò, nel Supramonte. 117 giorni di annientamento totale, di tristezza nera, priva
di fascino e di sogno, capace solo di rivelare la separatezza dalle cose vive e
alimentare l’angoscia che colora l’esistenza di un carattere tragico, costringe le vittime a sopravvivere, sospese
sopra un abisso. Nei giorni di prigionia, Fabrizio È vinto più volte dallo scoramento, scosso da pensieri cupi. Dori, invece, tiene testa ai
banditi, non cede ai facili ricatti ideologici. Il padre di De André È costretto a pagare 600 milioni. Dori ha ripreso più volte a cantare, incidendo
Mamadodori, partecipando a Sanremo con Margherita non lo sa, E non si finisce mai, Il cuore delle donne, accettando di condurre Premiatissima dell’84 e 85» (Aldo Grasso).