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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GEMMA Giuliano Roma 2 settembre 1938. Attore • «Ex simbolo del western all’italiana» (Valerio Cappelli) • «All’estero, dal Giappone ai Paesi arabi, ho sempre avuto più popolarità che in Italia

GEMMA Giuliano Roma 2 settembre 1938. Attore • «Ex simbolo del western all’italiana» (Valerio Cappelli) • «All’estero, dal Giappone ai Paesi arabi, ho sempre avuto più popolarità che in Italia. Non solo per Ringo. Quando andai a Tokyo per Delitto d’amore di Comencini, chiesi: ma voi che ne sapete di operai e delle incomprensioni tra Nord e Sud? Mi risposero che avevano gli stessi problemi. Io nasco saltimbanco. A 14 anni ero alto 1 e 80, facevo ginnastica però faticavo troppo sugli anelli e mollai per andare al Cral Mattatoio di pugilato a Testaccio. Non avevo abbastanza grinta, non ero pronto psicologicamente, quando salivo sul ring l’emozione del pubblico mi tagliava le gambe. E mi spostai sui tuffi. Al cinema cominciai da stuntman, non so quante volte sono caduto da cavallo. La mia prima battuta come attore nel 58, per Venezia, la luna e tu con Alberto Sordi, mi chiamava Brando perché diceva che somigliavo a Marlon Brando. Devo molto a Duccio Tessari. Dopo Messalina, lo reincontrai a Porta Portese, ero in divisa, mi chiese: “Che film stai girando?”. “Un film che dura 16 mesi, sto facendo il militare’. Mi fece tingere i capelli di biondo platino e mi prese per Arrivano i titani, ero un figlio di Giove, aveva bisogno di un atleta. Da lì è cominciata la mia carriera. Un dollaro bucato e Una pistola per Ringo hanno avuto successo in tutto il mondo. Per non restare prigioniero del personaggio, ho avuto il coraggio di recitare in film con compensi molto bassi. Per Corbari, la storia di un partigiano, chiesi solo i diritti per l’estero. Nessuno ci credeva. Invece lo vendetti bene. Nel Gattopardo faccio un’apparizione, Visconti mi disse che era troppo lungo e tagliò una mia scena con Delon. L’unico intellettuale che si prese il rischio di farmi lavorare fu Zurlini nel Deserto dei tartari. Poi venne Il prefetto di ferro, Monicelli con Speriamo che sia femmina. Non ho rimpianti. Non ho fatto gavetta, ho girato 80 film, sono andato in Costa d’Avorio con una decina di colleghi e tutti venivano da me, io ero a disagio. Arrivano i titani passa ogni anno in tv».