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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GAVA Antonio Castellammare di Stabia (Napoli) 30 luglio 1930. Politico. Democristiano. Figlio di Silvio, tredici volte ministro dall’inizio degli anni Cinquanta fino agli anni Settanta, è stato a sua volta ministro per i Rapporti con il Parlamento, ministro delle Finanze, tre volte ministro delle Poste, due volte ministro degli Interni • «Assolto anche in appello dall’accusa di essere amico dei camorristi, di essere “boss figlio di boss” come disse Francesco Cossiga, di aver domato Napoli con quintalate di clientele e amicizie pericolose

GAVA Antonio Castellammare di Stabia (Napoli) 30 luglio 1930. Politico. Democristiano. Figlio di Silvio, tredici volte ministro dall’inizio degli anni Cinquanta fino agli anni Settanta, è stato a sua volta ministro per i Rapporti con il Parlamento, ministro delle Finanze, tre volte ministro delle Poste, due volte ministro degli Interni • «Assolto anche in appello dall’accusa di essere amico dei camorristi, di essere “boss figlio di boss” come disse Francesco Cossiga, di aver domato Napoli con quintalate di clientele e amicizie pericolose. “Io sono sempre stato anticomunista e per questo i giornali di sinistra buttavano fango su di me”. Gli baciavano la mano, o’ ciciniello, l’anello del camorrista all’anulare. “L’anello è un dono di fidanzamento di mia moglie. Io lo metto sempre e me ne fotto di quel che pensate”. Come poteva accettare di lasciarsi baciare la mano? “Una volta è capitato. Una sola volta perché un mezzo segretario della Dc di Gragnano, un po’ cretino, si chinò per baciarmela. C’era il fotografo, stavamo andando a un comizio e da lì è nata l’altra fiaba. E poi a me fa pure schifo la saliva. Quali fatti specifici mi hanno contestato? Con quali prove? Contro la classe politica c’è stata l’infamia dell’accusa di illecito finanziamento ai partiti. Anche i magistrati, questi gran cornuti, sapevano tutto da sempre, sapevano che i partiti si finanziano così, ieri come oggi. Però hanno tolto di mezzo soltanto una parte. I comunisti li hanno lasciati vivere. Craxi aveva ragione. Lui sbagliò solo a fuggire ad Hammamet. Io comunque avrei continuato a far politica se non mi fosse arrivata la mazzata giudiziaria”. Vennero i carabinieri [...] chiesero: lei è Antonio Gava? Rispose: lo ero. “Non ricordo, ho detto così? Però mi impuntai e dissi: sono stato ministro dell’Interno, mi dovete portare al carcere militare di Forte Boccea”» (Antonello Caporale).