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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GATTI Daniele Milano 6 novembre 1961. Direttore d’orchestra. Direttore musicale della Royal Philharmonic Orchestra (dal 96), Direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna (97)

GATTI Daniele Milano 6 novembre 1961. Direttore d’orchestra. Direttore musicale della Royal Philharmonic Orchestra (dal 96), Direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna (97). È stato Direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia e Direttore ospite principale della Royal Opera House di Londra • «Io non ho avuto mai problemi con le prime donne: tutto sta nel fare chiarezza prima dell’inizio della cooperazione. Non c’È nessuno al servizio di qualcun altro: siamo tutti al servizio della musica. Puntare sempre sulla qualità, È il mio segreto. E sui giusti criteri interpretativi, sulla profondità delle letture. Non soltanto preparare uno spettacolo tecnicamente perfetto, ma percepire la profondità di un’idea, di un messaggio musicale. Credo che questo, alla lunga, ripaghi. Anche dal punto di vista del successo di pubblico» • «L’umanità di Carlo Maria Giulini. Da ragazzo trovai il suo numero sull’elenco telefonico, lo chiamai e lui mi ricevette a casa sua, concedendomi il suo tempo. Come interprete ho poi riscoperto recentemente Arturo Toscanini: più invecchio e più lo apprezzo. E quindi Claudio Abbado: negli anni in cui ero studente del conservatorio a Milano c’era il festival Stravinskij, quello dedicato a Berg, un altro a Musorgskij, e poi a Debussy; per un giovane come me un’illuminazione dopo l’altra. Grazie a lui mi sono avvicinato al mondo di Mahler. Abbado È una persona che sa essere anche disponibile. Lo stesso accadeva con Giuseppe Sinopoli: ci sentivamo al telefono ogni tanto e mi dava qualche prezioso consiglio. Gli anni di Muti alla Scala li ho vissuti un po’ meno perché già lavoravo: anche lui, comunque, ha lasciato delle interpretazioni che mi hanno molto colpito» (da un’intervista di Riccardo Lenzi) • «Da un po’ di tempo odio prendere l’aereo così mi sono comprato un fuoristrada potente e in un anno ci ho fatto 40.000 km. Preferisco prendermi un giorno in più piuttosto che fare due scali. E poi telefono, ascolto musica, vado in trattoria... È un altro modo di viaggiare. Tempo fa avevo Falstaff a Dresda e Simone a Vienna: finivo Simone alle 22, prendevo tre lattine di Coca-Cola, due panini coi wurstel e via in Porsche. Alle 4 andavo a dormire a Dresda; dopo lo spettacolo tornavo a Vienna. In Germania non ci sono limiti di velocità. Ma non sono un incosciente, guido con prudenza» (da un’intervista di Alfredo Gasponi).