Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
GALLIANI
Adriano Monza 30 luglio 1944. Dirigente. Vicepresidente del Milan. Dal 9 luglio 2002 al 23
giugno 2006 presidente della Lega calcio: si è dimesso quando ha saputo di essere stato deferito a conclusione dell’inchiesta sportiva sul cosiddetto scandalo Moggi (sostituito da Antonio
Matarrese). è quindi sparito, lasciando il problema della campagna acquisti del Milan al
presidente Berlusconi, rientrato in piena attività sul fronte sportivo dopo la sconfitta elettorale. La sentenza lo ha poi inibito
da ogni carica sportiva per nove mesi (dunque fino al 30 aprile 2007)
• Nel periodo in cui aveva ancora in mano il governo della squadra aveva detto: «Io penso al Milan ventiquattro ore su ventiquattro: è una passione, un hobby. Ne ho fatto una professione» • La sua carriera di imprenditore inizia con Elettronica Industriale, azienda da
lui fondata che produce apparecchiature per la ricezione dei segnali
televisivi. Dal novembre 79 collabora con Berlusconi alla creazione della prima
tv commerciale italiana. Sviluppa quindi il piano per la creazione di una rete
televisiva a copertura nazionale via etere: nasce così, nel novembre 80, Canale5. Dall’86 è amministratore delegato del Milan, un anno dopo è nominato vicepresidente della Lega. è attualmente consigliere d’amministrazione di Mediaset Spa
• «All’inizio della storia bisogna immaginare un bambino di nome Adriano Galliani,
immaginare la sua faccia come ce l’ha adesso però bonsai, forse le stesse occhiaie, l’identica carnagione biancastra (la pelata magari no, e neanche la cravatta
rigorosamente gialla), bisogna immaginare il Gallianino sulla spiaggia
ciottolosa di Arenzano, Liguria. Gli piace il balùn. è il 4 luglio 54. Il piccolo Adriano scopre che quella sera, a Genova, in piazza
De Ferrari, trasmetteranno in diretta la finalissima della coppa Rimet tra
Ungheria e Germania su maxischermo, forse il primo di tutti i tempi. Invece di
marinare la scuola Gallianino bigia la vacanza, salta su un autobus, fila a
Genova, s’intruppa nella folla, pianta i suoi occhioni dilatati sul pannello rettangolare
bianco e nero e si gode il trionfo a sorpresa dei tedeschi. Rientrerà alla pensione Mariuccia di Arenzano a notte inoltrata, accolto da una gragnuola
di ceffoni di papà e mamma. Adriano era scappato, in fondo e nella sostanza, per una faccenda di
pallone e tivù. Tu chiamale, se vuoi, vocazioni. Ancora tele e balùn, nove anni dopo. Ora il giovane Galliani è in attesa di Milan-Benfica, finale di coppa dei Campioni 63. Wembley.
Lontanissimo. Niente diretta Rai, allora lui scappa di nuovo: emigra per
qualche ora a Chiasso con gli amici, e si guarda la finale alla tivù svizzera. Ancora non lo sa, ma nella sua vita ha spalancato la porta un altro
destino, sotto forma di emittente straniera. Lo capirà all’età di anni trentacinque, esattamente il 31 ottobre 79, quando il telefono squilla
e dentro la cornetta c’è Lui, Berlusconi. “Verrebbe a cena domani?”. Parleranno di antenne, ripetitori, tivù svizzera, Capodistria, Rai e cocuzzoli della montagna. Dopo, sarà tutta un’altra vita (anche per noi, da questa parte del video). Galliani nasce all’anagrafe il 30 luglio 1944, ma la sua vera data di nascita è quell’altra: primo novembre 1979, Ognissanti, San Silvio soprattutto. Fino a quel
pomeriggio, colui che sarebbe diventato lo Zio Fester del calcio era una specie
di antennista di lusso. Dopo avere provato a sfondare nel settore citofoni
senza particolari risposte, e dopo avere gestito uno stabilimento balneare a
Vieste sul Gargano, località raggiunta ogni fine settimana in Fiat 500, stando a malapena a galla, Galliani
acquista la società Elettronica Industriale ipotecandosi l’appartamento. Produce “apparati di ricezione”. In buona sostanza, antenne. Ma ha capito che le televisioni nazionali
cambieranno il mondo: la scintilla si accende guardando la Svizzera (di nuovo)
e Capodistria, che in quegli anni già trasmettono a colori mentre la Rai, secondo lui, “è un mortorio”. Veramente, la pulce nell’orecchio gliela infila suo padre (quello naturale, non Berlusconi), già segretario comunale a Lissone, che qualche anno prima aveva conosciuto uno
svizzero, tale ingegner Barbuti, capace di spalancargli tutto un universo fatto
di antenne, tralicci, ripetitori, concessioni, segnali, programmi in rete. Il
futuro, probabilmente. Papà Galliani si mette in movimento e acquista montagne, proprio. Appalta cocuzzoli,
attività che Adriano amplierà su scala industriale, vendendo i suoi apparati di ricezione e spostando la tivù svizzera fuori frequenza: chi voleva tornare a vederla, doveva acquistare i
magici aggeggi dell’Elettronica Industriale. Un trucchetto un po’ da banditi. Infatti, commenta Galliani: “Non vorrei che sembrasse una storia troppo piratesca e fare la figura di uno di
quei baronetti inglesi che erano stati corsari”. Per evitare il rischio, un sistema c’è: non abbandonare la prima carriera. La famosa cena con Berlusconi gli permette
di piazzare un’idea e il 50 percento della sua società. Quello che Rusconi, Rizzoli e Mondadori non avevano capito, Berlusconi lo
afferra al volo. “Caro Galliani, noi due insieme faremo una televisione più forte della Rai”. Poi, certo, non è mancata qualche grana: come l’oscuramento dei canali Fininvest da parte dei pretori nell’85, perché molti dei vecchi cocuzzoli non è che fossero tanto legali. Ci avrebbe pensato Craxi a sanare tutto, anche se
Galliani ama ripetere: “Le nostre tivù non le riaccese lui, ma i telespettatori che volevano continuare a vedere
Dallas”. Quando nell’86 Berlusconi compra il Milan, ci piazza il suo antennista di fiducia perché il progetto è globale già alle origini. Non importa se Galliani è un cripto-tifoso juventino (“Beh, in Brianza una certa passioncella bianconera è diffusa...”): l’allora vice-presidente del Monza diventa subito il telecomando operativo
milanista, anche se la prima caduta è terrificante: accade quando Galliani decide di ritirare il Milan dal campo di
Marsiglia per via del riflettore guasto. Una figuraccia in eurovisione.
Berlusconi dovrà chiedere scusa e l’antennista, come sempre, si prenderà le colpe. Del resto, Adriano Galliani assorbe come una spugna quasi tutte le
rogne del suo padrone, come quando fu inquisito per i fondi neri dell’affare-Lentini e dichiarò: “Sono stato io a gestire tutta la trattativa”, mentre invece era andata come a Marsiglia, quando aveva preso ordini
(sbagliati) dal Capo via telefonino. Ma è così che si fa carriera, e il maresciallo Fester ne ha fatta parecchia all’ombra del suo Napoleone. Anche se non riesce ancora a dargli del tu: “è più forte di me”» (Maurizio Crosetti)
• è geometra: «A 19 anni, subito dopo il diploma, imboccò la stessa strada di papà: pubblica amministrazione. Giovane democristiano, vinse un concorso e, sotto la
giunta Centemero, monocolore Dc, fu assunto all’Ufficio di edilizia pubblica. Nel 63 è già un grande tifoso del Monza, un’ottima forchetta, ma non esattamente un genio del foglio lucido: viene messo a
sbrigare pratiche quando in quegli anni il Piano regolatore disegna una città a misura di mattone. Resta in Comune per otto anni, prima di licenziarsi per
saltare nel mondo dei citofoni e delle antenne» (Corrado Zunino)
• «Galliani non conosceva il proprietario di Telemilano 58, si presentò a casa sua, ad Arcore, con una piccola azienda alle spalle (l’Elettronica Industriale) e un’idea: coprire in tempi rapidi, con le antenne, i ripetitori, tutto il territorio
nazionale. “Avevo spiegato le stesse cose alla Rizzoli, alla Rusconi, alla Mondadori. Non
capivano. A cena, fra il primo e secondo, Berlusconi mi disse: ‘Faccia lei il prezzo, io acquisto il cinquanta percento delle azioni della sua
azienda’. Lui voleva tre reti, come la Rai. Da quel giorno il mio incarico fu quello di
diffondere il segnale tv: prima con Canale5, poi con Italia1 e Rete4”. Ricorda il giorno in cui è entrato nel Milan di Berlusconi, il 19 febbraio 86. Incarico: amministratore
delegato, numero due. “Costruiremo — disse il presidente Silvio — una squadra che conquisterà il mondo”. Nel 98 è a tempo pieno. C’è solo il Milan. Con i suoi forti numeri: 7 scudetti, 4 coppe dei Campioni, 5
supercoppe di lega, 4 supercoppe europee, 2 coppe Intercontinentali, 1 coppa
Italia. Totale: 23 trofei. Quanto piacciono questi numeri a Galliani. Li ha
tutti in testa, risultati, gol, tiri in porta e tiri fuori compresi.
Statistiche» (Germano Bovolenta)
• «Soffro il giusto... quindi tanto, ad ogni partita. Ma soffro volentieri. Lo
sport, il calcio sono per i grandi come le favole per i bambini. Vorresti
viverle, sentirle tutti i giorni. Il Milan è una cosa meravigliosa» • Tre mogli (tra cui la conduttrice tv Daniela Rosati: adesso è sposato con la modella marocchina Malika El Hazzazi), tre figli, tutti avuti
dalla prima moglie: Nicol, Gianluca, Fabrizio. Quando va a vedere il Milan e si
porta Gianluca, pretende che sieda alla sua sinistra.