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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

GABANELLI

Milena Nibbiano (Piacenza) 1954. Giornalista tv. Campionessa nel giornalismo di denuncia, oltre tutto in
televisione. Nota soprattutto per il programma Report (Rai). «In Italia fare delle inchieste, andare in profondità, è difficile» • «La telegiornalista che colleziona più grane e lettere di “intimidazioni preventive” per le sue inchieste. Una delle polemiche che le ha dato più grattacapi, quella con le Ferrovie dello Stato: le chiesero danni per 60
miliardi di lire» (Leandro Palestini) • «Non ditele che è la nuova eroina della televisione pubblica; arrossisce e protesta» (Michela Tamburrino) • «Se accendi la televisione e Milena Gabanelli sta parlando di te, è difficile che tu stia facendo una bella figura. Nel suo tritarifiuti, tra le
altre cose, sono finiti i treni poco sicuri, i finanziamenti europei, gli
stipendi spropositati dei politici, le privatizzazioni» (Vittorio Zincone) • «Ho iniziato a fare la giornalista per la tivù a 28 anni. A 18 anni ho lasciato la mia famiglia che abitava a Desio, in
Brianza. Mi sono trasferita a Bologna. Con le femministe ho legato poco perché gli uomini mi andavano bene così com’erano e poi non portavo gli zoccoli. Per stare nei collettivi invece servivano
convinzioni, e io ero piena di dubbi. Studiavo Storia del cinema e mi mantenevo
con lavoretti vari. Ho fatto la hostess in Fiera, distribuivo buoni sconto. E
poi scrivevo recensioni. Conservo ancora il primo pagamento della rivista
Cineforum: un assegno da cinquemila lire. Volevo mandare al festival di Venezia
un documentario pressoché incomprensibile sul regista francese Jean Eustache. Lo avevo girato in 16 mm e
mi serviva una copia su nastro magnetico. Chiesi aiuto al direttore della Rai
emiliana, Fulvio Ottaiano. Lui comprò il documentario e mi fece collaborare ai programmi regionali. Ho iniziato a
bussare alla porta di Minoli nell’83. Si aprì cinque anni dopo. La mia vera storia professionale è cominciata lì. Vendevo alla Rai pezzi concordati con Minoli. All’inizio reportage: sono stata persino sull’isola di Pitcairn dove vivono i discendenti degli ammutinati del Bounty. Poi
cronache di guerra: ex Jugoslavia, Cambogia, Mozambico, Nagorno Karabah. Il
suggerimento più prezioso me lo diede una giornalista di
Mixer, Marcella De Palma. Le avevo mostrato un reportage sul narcotraffico nel
Triangolo d’Oro di cui ero orgogliosissima. Lei lo stroncò, ma dai suoi consigli imparai a vedere il racconto. Rischiato la vita? Credo di
sì. Ma senza saperlo. Una volta mentre visionavo il materiale sulla Cecenia, ho
sentito un colpo e ho visto un ramo cadermi di fianco. Mi è venuto un brivido. Perché quando avevo girato quelle scene non mi ero accorta che avevano sparato sopra
la mia testa»
• La leggenda vuole che sia una delle inventrici del video-giornalismo: «Ero a Belgrado. E la troupe che mi doveva seguire non è mai arrivata. Mi sono arrangiata con una piccola telecamera che mi avevano
prestato e ho portato a casa il pezzo. Noi non facciamo nulla di eroico.
Evidentemente c’è una necessità che rimane inascoltata. La tv fa poco servizio pubblico, mentre sui giornali ci
sono più inchieste e approfondimenti» • «Il servizio sulla sicurezza dei treni è stato quello che ci ha creato più problemi. Anche perché sono stati licenziati quattro macchinisti che non avevano impedito alla nostra
giornalista Giovanna Corsetti di riprendere una serie di malfunzionamenti».